Da alcuni anni stiamo assistendo al “ritorno della filosofia”. Non che fosse mai del tutto sparita, per lo meno non dagli ambiti accademici, ma ora possiamo osservare alcuni fenomeni interessanti che riguardano proprio un volersi riappropriare della materia da parte della gente comune. Sono nati, ad esempio, pressoché ovunque, circoli filosofici in cui i partecipanti si ritrovano a dibattere di questioni tra le più disparate. E’ nato anche, sempre in questi ultimi anni, il cosiddetto counseling filosofico. Sarebbe a dire che, chi soffre di un disagio emotivo di qualche tipo, ma non crede nella psicologia o nella psicanalisi, ha la possibilità di rivolgersi al “terapista filosofico”. Forse perché viviamo in una società in cui molti parametri di riferimento stanno andando in crisi, fatto sta che oggi più che mai ci s’interroga su quali possano essere il ruolo e il valore della filosofia e come questa possa venire in nostro soccorso. A farlo sono prevalentemente conferenze e convegni che, seppur organizzate da istituzioni accademiche, sono aperti al pubblico e ampiamente promossi attraverso i media, in modo tale da raggiungere ogni fascia e categoria sociale. Ma molte sono anche le nuove pubblicazioni. Citeremo alcuni esempi, tra i più interessanti, in ciascuno di questi ambiti. Intanto “Il ruolo pubblico della filosofia”, convegno internazionale che si svolge sabato primo dicembre a partire dalle 9,30 presso l’Archivio di Stato di Torino (piazzetta Mollino 1 – info su www.sdaff.it). Si tratta di una giornata di riflessione dedicata alla dimensione pubblica della filosofia in ambito politico, culturale, della società civile e dei media, promossa dalla Scuola di alta formazione filosofica. Il Convegno prende le mosse dalla storica centralità del rapporto tra filosofia e politica ma anche dalla contemporanea necessità di non ridurre la dimensione pubblica della filosofia alla sola politica. La filosofia opera, infatti, anche su terreni quali l’educazione dei giovani e la formazione dell’opinione pubblica. Un altro tema di rilievo riguarda l’idea storicamente consolidata della filosofia come discorso ragionevole (logos) che si oppone all’insensatezza e alla violenza. Gli orrori del Novecento hanno però messo in crisi questa immagine rassicurante, non solo perché hanno mostrato la scarsa efficacia di ogni appello alla ragionevolezza, ma ancor più perché hanno rivelato come la stessa ragione possa mettersi al servizio della violenza e della barbarie. Ad approfondire tale questione è un saggio di Giusi Strummiello, docente dell’Università di Bari. Si intitola “Il logos violato” ed è stato recentemente pubblicato dalle Edizioni Dedalo. L’autrice parteciperà, non a caso, ad un altro convegno incentrato su “La violenza nell’età globale”. Il convegno in questione prenderà in esame quelle forme di violenza estrema senza limiti e senza regole, a cui abbiamo assistito dalla fine della guerra fredda, soprattutto nei conflitti etnici e nel terrorismo, ma non solo. E’ sempre più concreta la consapevolezza che accanto agli scontri veri e propri, si viene configurando una violenza meno evidente ma più pervasiva: una violenza che ha a che fare con la struttura del potere, in particolare di quello economico, che domina i processi di globalizzazione. Il convegno, organizzato dal Centro studi Luigi Pareyson, avrà luogo a Palazzo Nuovo (via S. Ottavio 20 – ex sala lauree di giurisprudenza), il 6 e 7 dicembre. Il programma è su www.pareyson.unitoit.