Il percorso espositivo si articola in tre macro-aree (su una superficie di circa 2.000 metri quadrati ) che, seppure visitabili separatamente, sono fra di loro correlate.
La prima, “La diversità della natura”, è una sorta di moderna Wunderkammer (camera delle meraviglie) attraversata da un imponente nastro rosso, elemento scenografico e strutturale che accoglie rari reperti del museo. Qui la visita si apre sui minerali: in mostra alcuni splendidi esemplari di quarzo che fanno parte della collezione di mineralogia e petrografia del museo, ancora oggi una delle raccolte più prestigiose d’Europa. Il cammino raggiunge una piccola foresta di cilindri e lastre trasparenti che accolgono tronchi di sughera, di palma, di fusti legnosi di bambù dorato, e ancora fiori, foglie e rami come in un grande stupefacente erbario. Il nastro rosso accompagna il visitatore ad un incontro con la zoologia: uno spazio dove convivono l’inoffensiva testuggine, il lupo, gli insidiosi rettili, l’alce e la tigre. Sullo sfondo della prima sala spicca una parete in resina che mostra la sequenza stratigrafica dal Pliocene al Pleistocene dell’area astigiana. Questa ricostruzione racconta in un colpo d’occhio l’evoluzione, ripercorrendo 5 milioni di anni. Si scopre, così, che un mare caldo in cui nuotavano cetacei e sirenidi ricopriva la Pianura Padana.
“Adattamenti ed evoluzione” è il tema sviluppato nella seconda macro-area, composta da due sezioni che illustrano i meccanismi che danno origine alla diversità della vita. Nella prima sezione un posto d’onore spetta a Charles Darwin, ai suoi lunghi viaggi intorno al mondo da cui ricavò le osservazioni, che servirono a sostanziare la sua teoria dell’evoluzione. Teorie raccolte nel fondamentale testo “Sull’origine delle specie per mezzo della selezione naturale”, pubblicato il 24 novembre 1859 a Londra, autentico best seller dell’epoca, che vendette 1250 copie nello stesso giorno. La seconda sezione è dedicata soprattutto alle ricerche e ai grandi scienziati che hanno reso possibili le più grandi scoperte del XX secolo. Da Gregor Mendel, lo studioso Ceco che per primo intuì la trasmissione dei caratteri ereditari (fondamento della genetica), fino a James Dewey Watson, il premio Nobel che, con altri scienziati, scoprì la struttura del DNA.
La terza macro-area è dedicata a illustrare le complesse relazioni tra gli organismi viventi e i loro ambienti, presentando il Madagascar attraverso i suoi biomi (porzioni di biosfera, individuati e classificati in base al tipo di vegetazione dominante) tra i più ricchi al mondo in termini di biodiversità. Nella prima sezione denominata La foresta del Madagascar i visitatori possono attraversare la ricostruzione di una porzione della foresta di Betampona, con riproduzioni vegetali, inserti di reperti naturalistici e modelli di piante e di animali, immergersi tra suoni e immagini spettacolari, giocare con exhibit interattivi e multimediali, esplorare la riproduzione di una tipica abitazione malgascia. Il progetto intende avvicinare il pubblico in modo innovativo, comunicare le riflessioni più significative nell’ambito delle scienze naturali e le modalità d’esplorazione della natura nella sua straordinaria diversità, attraverso un allestimento che pone al centro il visitatore, sostituendo l’osservazione con la partecipazione e restituendo ai cittadini il patrimonio del Museo, in uno spazio di dialogo con la comunità.
Per info e visite (per ora con obbligo di prenotazione): tel. + 39 011 4326307-6334-6337 – didattica.mrsn@regione.piemonte.it