La ricerca riferisce quattro indicatori: informazioni nei siti, strumenti e strategie web, feedback e sondaggi, processo decisionale. Il risultato è abbastanza soddisfacente nel primo caso, con una valutazione media pari a 64,42 su 100 anche perché la presenza di alcune informazioni, come la lista degli amministratori o il bilancio del comune, è obbligatoria per legge.
Si va maluccio se parliamo di web: “Le amministrazioni presenti in almeno un social network sono il 29,81% (Facebook, Youtube e Twitter, nell’ordine, i più rappresentati) e solo 10 comuni offrono servizi mobili, con una forte prevalenza di servizi per i turisti usufruibili tramite codici QR. La valutazione media scende, allora, a 29,29 su 100, con l’eccezione positiva di Torino, che eccelle per completezza dell’offerta”.
Va davvero male invece l’ultimo indicatore, quello sui processi decisionali, che precipita a 7,21 su 100, con le eccezioni più rilevanti di Venezia e Udine. Spiega Buccoliero: “La ricerca dimostra che le potenzialità del web sono ancora poco sfruttate dalle amministrazioni comunali, che nella gran parte dei casi non considerano i cittadini parte attiva del processo, e che le esperienze migliori non dipendono dalle dimensioni delle città, ma da una strategia globale e sistemica basata sul web per la gestione dei rapporti con i cittadini”.
Nel paese dei telefonini, in cui l’81,4% dei cittadini possiede almeno un cellulare (ma solo il 35,4% si limita a un modello, il 25,7% ne ha due, l’11,5% e l’8,8% rispettivamente tre o quattro – fonte: Eurispes, Rapporto Italia 2012), solo dieci comuni offrono servizi “con mobilità”, consultabili cioè attraverso i cellulari. E pensare che Singapore, col suo servizio “fix my street” (ripara la mia strada), consente ai suoi cittadini di segnalare un problema alla Municipalità. E di controllarne l’effetto. In tutta trasparenza. Da noi, invece, alla voce”ascoltare reclami e suggerimenti”, il voto espresso dalla ricerca Bocconi scende a temperature polari: 0,7. Assiderati.
Immagine: Vincent Teriaca.