BISCHOF, IL FOTOREPORTER UMANISTA

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Torino ospita fino al 16 febbraio la retrospettiva dedicata ad uno dei più grandi fotoreporter del XX secolo: Werner Bischof (Zurigo 1915 – Trujillo 1954). La retrospettiva apre al pubblico venerdì 20 settembre a Palazzo Reale, dove sono già state ospitate, nei mesi precedenti, quelle di altri due maestri della fotografia: Henri Cartier-Bresson e Robert Capa. Tre mostre che raccontano la contemporaneità attraverso immagini potenti che sono entrate in maniera indelebile nell’immaginario del Novecento. Bischof, come Cartier-Bresson e Capa, è testimone e interprete  di alcuni tra i più importanti avvenimenti storico/politici del ‘900, nel mondo: dalle guerre, alle rivoluzioni, alle carestie… ma anche dei mutamenti socio-culturali e di costume. La mostra è organizzata dalla casa editrice d’arte Silvana Editoriale in collaborazione con la Direzione per i Beni culturali e Paesaggistici del Piemonte e la famosissima agenzia fotografica Magnum Photos.  Se Cartier-Bresson e Capa sono tra i fondatori della suddetta agenzia, Bischof entra a farne parte in qualità di fotoreporter già dal 1949. Alla fine della seconda guerra mondiale intraprende, infatti, un viaggio nell’Europa devastata dal conflitto e ne rimane così colpito e segnato, da abbandonare la fotografia patinata (con la quale aveva cominciato) per dedicarsi unicamente al fotogiornalismo e all’osservazione documentaristica della realtà, nonché della sofferenza umana. Per la profonda empatia con i soggetti ritratti e la repulsione per il sensazionalismo, viene definito dalla critica mondiale “il fotoreporter umanista”. E’ con questo spirito d’altronde che si mette a girare il   mondo, bischof_ridvisitando il Giappone, Hong Kong, la Cina e la Corea. La mostra si articola in un percorso espositivo di 105 foto in bianco e nero, divise in 7 sezioni che illustrano l’intensa e fulminea carriera del fotografo svizzero. Nel 1954, a soli 38 anni, perde la vita in un incidente automobilistico sulle Ande peruviane. Una delle sue foto più celebri è quella con il ragazzo che suona il flauto, scattata nei pressi di Cuzco, proprio pochi giorni prima della sua morte. Sebbene sia universalmente riconosciuto come uno dei più grandi fotoreporter del XX secolo Bischof ha sempre rifiutato questa definizione, preferendo quella di artista e prediligendo un approccio umanistico all’osservazione della storia e delle vicende umane. I suoi scatti colpiscono ancora oggi proprio per la loro immediatezza, per l’empatia e l’umanità che riescono a trasmettere. L’esposizione è aperta al pubblico da martedì a domenica dalle 9,30 alle 18,30 (ultimo ingr. alle 18 – chiusa il lunedì). Info su www.piemonte.beniculturali.it e www.ilpalazzorealeditorino.it o allo 011/4361455

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