“Milàn cunt el coeur in man”.” Milàn e pö pu”. Per chi non ha dimestichezza col vernacolo meneghino: Milano col cuore in mano; Milano. Punto, diremmo noi oggi. Due frasi che, nel secolo breve, hanno sempre celebrato la proverbiale generosità di Milano e dei suoi abitanti. Di più: la sua pietà, quel sentimento di affettuoso dolore, di commossa e intensa partecipazione e di solidarietà che si prova nei confronti di chi soffre. Questo, una volta. Oggi, i media propongono ai lettori una foto di una giovane donna nuda ripresa dormiente (?) in pieno giorno nell’indifferenza generale, tra rifiuti e immondizia, sul marciapiede di una via a ridosso della stazione Centrale, fra poco più di cinquecento giorni la porta di Milano Expo 2015. Dicendo generale s’intende dei passanti e delle istituzioni civiche e sociali, sennò la foto probabilmente non sarebbe circolata sui social media on line né sulle pagine dei quotidiani (Corriere, Giornale….). Qualche giorno dopo, le pagine di cronaca di Repubblica informano i lettori su una storia analoga: una donna è riversa sul cofano di un’automobile parcheggiata vicino a piazza Sant’Ambrogio, centro di Milano che più centro non si può, immobilizzata – lei che è medico sa che la causa è la sua malattia immunitaria – dai dolori che le lacerano il petto. Circondata dall’indifferenza delle mamme che accompagnano i bimbi a scuola, degli studenti dell’università Cattolica lì a due passi, dei numerosi passanti. Nessuno che abbia un gesto di curiosità, che s’informi, che intervenga. Per fortuna, come la giovane del caso precedente, neppure questa donna morirà.
Per il vero, purtroppo, fatti come quelli raccontati accadono anche da altre parti in Italia. Per esempio, su una spiaggia dove la gente continua a spalmarsi creme antisolari e a fare il bagno a fianco di un cadavere, misericordiosamente ricoperto da un lenzuolo. E, meno male, nel caso della città lombarda come altrove, che c’è un sacco di persone, di volontari e di associazioni che si rimboccano le maniche e danno una mano.
Che cosa però ha reso cieco e sorda e immobile e indifferente Milano di fronte a queste due sventurate? Sarà perché la gente è sempre di corsa? Perché impegnata a chattare sui telefonini? Per non correre il rischio di inciampare in probabili guai a “impicciarsi”? Che cosa ha portato la leggendaria ‘Milano dal cuore in mano’ a smarrirsi davanti a una donna abbandonata a seno nudo vicino alla Centrale e a quell’altra sofferente a due passi dalla Basilica fondamentale della storia milanese e della chiesa ambrosiana? Che cosa porta critici, sociologi ed educatori a sostenere che il degrado avanza nell’indifferenza generale?
Due donne abbandonate sono un fatto. Che non è in discussione. Anche se la pubblicazione di quella fotografia sui media ha sollevato per giorni polemiche acide, cui l’ufficio stampa del Comune di Milano ha risposto con una lettera al Giornale affermando che: a) “la persona fotografata dall’esponente di centro-destra (sul Giornale) è conosciuta dai servizi socio-assistenziali del Comune” e che b) ha rifiutato “consapevolmente” l’offerta di assistenza tutte le volte che gli operatori gliel’hanno offerta. Una risposta in puro stile ‘politico’. Come se l’intervento “di sollievo” dovesse rispondere a logiche di schieramento partitico piuttosto che di comune pietà umana.
Episodi paradigmatici di che cos’è diventata una città che si vantava d’essere la capitale morale. Ma anche di che cosa siamo diventati noi: indifferenti (insofferenti?) all’emozione e alla pietas tradizionale dei nostri padri.
Miserere.
Immagine di Vincent Teriaca