“Milàn cunt el coeur in man”.” Milàn e pö pu”. Per chi non ha dimestichezza col vernacolo meneghino: Milano col cuore
Per il vero, purtroppo, fatti come quelli raccontati accadono anche da altre parti in Italia. Per esempio, su una spiaggia dove la gente continua a spalmarsi creme antisolari e a fare il bagno a fianco di un cadavere, misericordiosamente ricoperto da un lenzuolo. E, meno male, nel caso della città lombarda come altrove, che c’è un sacco di persone, di volontari e di associazioni che si rimboccano le maniche e danno una mano.
Che cosa però ha reso cieco e sorda e immobile e indifferente Milano di fronte a queste due sventurate? Sarà perché la gente è sempre di corsa? Perché impegnata a chattare sui telefonini? Per non correre il rischio di inciampare in probabili guai a “impicciarsi”? Che cosa ha portato la leggendaria ‘Milano dal cuore in mano’ a smarrirsi davanti a una donna abbandonata a seno nudo vicino alla Centrale e a quell’altra sofferente a due passi dalla Basilica fondamentale della storia milanese e della chiesa ambrosiana? Che cosa porta critici, sociologi ed educatori a sostenere che il degrado avanza nell’indifferenza generale?
Due donne abbandonate sono un fatto. Che non è in discussione. Anche se la pubblicazione di quella fotografia sui media ha sollevato per giorni polemiche acide, cui l’ufficio stampa del Comune di Milano ha risposto con una lettera al Giornale affermando che: a) “la persona fotografata dall’esponente di centro-destra (sul Giornale) è conosciuta dai servizi socio-assistenziali del Comune” e che b) ha rifiutato “consapevolmente” l’offerta di assistenza tutte le volte che gli operatori gliel’hanno offerta. Una risposta in puro stile ‘politico’. Come se l’intervento “di sollievo” dovesse rispondere a logiche di schieramento partitico piuttosto che di comune pietà umana.
Episodi paradigmatici di che cos’è diventata una città che si vantava d’essere la capitale morale. Ma anche di che cosa siamo diventati noi: indifferenti (insofferenti?) all’emozione e alla pietas tradizionale dei nostri padri.
Miserere.
Immagine di Vincent Teriaca