Partirà a maggio, un anno prima dell’inaugurazione, il reclutamento dei circa novemila volontari necessari per garantire a visitatori italiani e stranieri l’accesso “facilitato” a Milano Expo 2015, rendendosi disponibili in misura di circa 500 al giorno. La società organizzatrice dell’evento internazionale ricorrerà a una piattaforma su Internet per presentare un bando aperto a singoli individui, associazioni e aziende. Quest’ultime potranno addirittura concedere permessi ai dipendenti che volessero concorrere. È previsto un corso di formazione di quindici giorni durante i quali i futuri Expo-volontari saranno addestrati, prevalentemente sugli info-point – informa l’Organizzazione – e gli ingressi al sito espositivo di Rho-Pero. La parola d’ordine per il loro impiego è: “modello Londra”, richiamandosi alla prestazione maiuscola dell’esercito di volontari che hanno contribuito generosamente (non senza qualche polemica) al successo delle Olimpiadi del 2012. Sono stati ben 70 mila (!) i cittadini britannici impegnati ad assicurarsi che tutto filasse liscio durante i Giochi. Numerosi gli studenti e i pensionati, ma anche decine di migliaia di persone che hanno deciso di prendere ferie per aiutare la Capitale britannica a diventare il palcoscenico migliore possibile per le Olimpiadi. Un impegno, quello dei volontari, che non si è limitato però ai giorni dei Giochi: prima di ottenere l’uniforme viola e il badge che li avrebbe trasformati nelle popolarissime guide di “London 2012”, i volontari avevano partecipato ad una selezione e ad un corso di formazione e, dopo la fine delle Olimpiadi hanno continuato ad offrire il loro tempo: si calcola che siano 800 mila le ore di volontariato che hanno dedicato alla città dopo la fine dei Giochi. Cose possibili in un Paese che storicamente fa mostra di elevato senso civico e orgoglio nazionale.
Da noi, Expo prende un contorno sempre più marcatamente “social”. Ci compiacciamo per l’iniziativa di dedicare al terzo settore uno spazio intero dentro il sito espositivo, la Cascina Triulza, dedicato alle organizzazioni della società civile. Queste potranno allestire e gestire all’interno della Cascina un proprio spazio – preferibilmente a rotazione – e realizzare attività ed eventi negli spazi interni ed esterni durante i sei mesi dell’Esposizione Universale.
La Cascina Triulza, tipica cascina della campagna milanese ora in fase di restauro – i lavori da 9,4 milioni di euro a carico di Expo sono iniziati a settembre scorso – verrà gestita, in collaborazione con Expo 2015, dalla Fondazione Triulza, costituita da un raggruppamento di numerose organizzazioni di rilevanza nazionale ed internazionale, tra le quali Arci, Acli, Banca Etica, Auser, Legambiente, Forum del terzo settore, alle quali si aggiungeranno da settembre, Legacoop, Confcooperative, Action Aid e Ciessevi Milano. La Cascina sarà il luogo nel quale le organizzazioni potranno far vivere il Tema di Expo 2015 valorizzando le proprie best practice e l’eccellenza sui temi della cooperazione, dello sviluppo sostenibile, della salute e dell’alimentazione.
L’assessore al Welfare (dàgli con la globalizzazione; chiamarlo “al benessere e all’assistenza sociale” era incomprensibile?) Pierfrancesco Majorino ha avanzato proposte legate al tema dell’alimentazione per un’Expo Sociale: occorre – ha scritto al commissario di Expo – rilanciare iniziative del territorio come il Social Market di via Leoncavallo, dove le fasce più deboli della popolazione meneghina possono fare la spesa in uno spazio confiscato alla mafia; o la Locanda alla Mano di Piazza del Cannone, gestito con il contributo di ragazzi con problemi cognitivi.
Bene. Bravi.
Occorre dire però che non tutto il “social” che riferisce a Expo è da ascriversi a segno positivo; domenica 16 febbraio, per esempio, al Parco delle Cave – l’ex area delle cave di Baggio, abbandonate negli anni ‘60, dove è stato realizzato, con il contributo di Italia Nostra, uno straordinario parco pubblico urbano con laghetti, percorsi, spazi agricoli e molti ambienti naturali, dal 2010 gestito dal Comune di Milano, il popolo “no Canal”, centinaia di dimostranti, ha manifestato il proprio dissenso al progetto della “Via d’Acqua” dell’Expo che, si legge sul portale del Comune di Milano, è parte integrante del Dossier di candidatura Expo 2015, e “si pone molteplici obiettivi:
• ricucire il legame storico di Milano con l’acqua;
• potenziare e valorizzare il sistema dei parchi della cintura ovest di Milano;
• rilanciare il ruolo strategico delle cascine e delle aree agricole, coerentemente con il tema di Expo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”;
• favorire la mobilità dolce.
Il progetto prevede la formazione di un parco lineare che collegherà la Darsena al sito Expo mediante una dorsale ciclopedonale lunga circa 20 km”. Mica pizza e fichi! (anche se sarebbe in tema col… tema dell’Expo milanese: nutrire il pianeta).
Incidentalmente, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, a proposito della “accessibilità al sito” (no alle barriere architettoniche), dichiarando la disponibilità dei suoi associati (negozi, bar e alberghi) a rendersi accessibili ai disabili si domandava: “A che cosa serve un sito espositivo dove possa muoversi anche chi è in carrozzella, o pedane fuori dai negozi, se poi hai problemi di mobilità in aeroporto, in stazione, sui mezzi pubblici, nei musei?”.
Vogliamo parlare della lingua franca delle esposizioni, l’inglese standard? Magari quello dei tassisti perché imparino, dopo i corsi della Camera di Commercio di Milano, “frasi base e itinerari tipici” per accogliere i visitatori? Sentite cosa scrive al riguardo un blogger, fredm21, il 3 agosto 2013: “l’anno scorso ho provato a prendere un taxi a milano parlando solo inglese. risultato: su 12 tassisti presenti in quel momento in piazza duomo nessuno era in grado di rispondere in inglese…”.
O di quello dei vigili urbani? Informa il magazine Milano Today : “Polizia locale, tagli ai corsi di inglese. Ma i sindacati non ci stanno”. Colpa della spending review, dicono in Comune. Ma che importa? Nei sei mesi di Expo si attendono solo 20 milioni di turisti stranieri!
What else!