Nel mondo emergono confortanti segnali di uscita dalla lunga crisi, oltre cinque anni dopo la sua esplosione. L’Italia, ma soprattutto Torino e il Piemonte, come stanno vivendo questa fase di potenziale rilancio? Come ha retto fin qui il tessuto delle imprese locali? Quali sono i trend in atto e le prospettive per i diversi comparti produttivi? Come stanno reagendo i cittadini agli impatti della crisi accumulati in questi anni?
Su questi interrogativi hanno lavorato i curatori dell’interessante Rapporto “Giorgio Rota” su Torino, che da 15 anni scatta un’istantanea -con il grandangolo- sulla situazione del capoluogo piemontese.
L’obiettivo di quest’edizione è quello di approfondire in particolare 3 aspetti: le dimensioni dell’innovazione economica, i processi di trasformazione urbana, le ricadute sociali della crisi e le iniziative per contrastarle (con particolare attenzione alla flessibilità del welfare).
ll titolo del Rapporto, “Semidi fiducia”, in un paio di parole ci comunica dei segnali incoraggianti.La fiducia alla quale lo studio fa riferimento, come è sottolineato nella premessa, consiste nella convinzione che la città e la sua classe dirigente sappiano innovare in risposta a sfide nuove. Tutto ciò tenuto presente che il terzo Piano Strategico della città è in fase di definizione (la pubblicazione è prevista per fine anno. Torino è stata, nel 2000, la prima città italiana ad adottare un Piano Strategico, imboccando una strada che negli anni successivi è stata seguita da molte altre città. Un secondo Piano è stato poi elaborato nel 2006).
A livello globale la crisi è stata riassorbita, per l’Europa si prevede una lieve ripresa datata 2014, l’Italia -come ben si sa- è ancora in sofferenza e il Piemonte patisce più di altri il pesante impatto della crisi sul settore industriale, mentre il terziario risente della contrazione dei consumi interni e della perdita delle attività direzionali e dei servizi a questi connessi (anche in conseguenza delle grandi aggregazioni nel settore bancario). Anche se brillantemente cresciuta in questi anni, l’attrattività turistica logicamente non è bastata a compensare le perdite sugli altri fronti. Ecco perché il Rapporto insiste: girata una pagina bisogna prendere atto e saperne scrivere un’altra.
Il Rapporto passa in rassegna capillare le sfaccettature del poliedro. Vediamone alcune.
Pur essendo la crisi ancora in atto, alcuni segnali di uscita dal tunnel sembrano affacciarsi sul versante delle imprese torinesi, se si considerano la riduzione dei fallimenti, il ciclo di produzione industriale in parziale ripresa e che il turismo e i servizi pubblici e alla persona sono in crescita. Inoltre Torino e il Piemonte sono all’avanguardia nella ricerca e nell’area del capoluogo si concentrano un discreto numero di start-up.
In tema di tessuto sociale emerge dal Rapporto che, a differenza della maggioranza delle aree metropolitane dove il capoluogo è sovente il comune più ricco (o posizionato ai primi posti), Torino occupa (dato 2011) il 35° posto: in provincia sono i comuni collinari, seguiti da alcuni centri valsusini ed eporediesi, a farla da padroni. Torino si attesta infatti a un livello basso se confrontato con le città del Centro-Nord: nell’ultimo quinquennio sono declinati i redditi e i patrimoni delle famiglie. I consumi sono in calo costante dal 2008, si fanno sempre più pressanti le richieste di aiuto al volontariato, la mancanza di lavoro costituisce un’emergenza crescente e la precarizzazione dirompe fra le giovani generazioni (non subendo per ora correzioni, anche a causa dei ritardi applicativi delle nuove norme in tema di apprendistato e tirocini). Per cassa integrazione Torino rimane la prima provincia metropolitana italiana (la terza per quota di lavoratori per mobilità). Dette tutte queste realtà altamente preoccupanti, alcuni semi di fiducia animano di visione ottimistica il futuro: fra questi gioca un ruolo significativo il welfare, su cui la città subalpina investe molto (è fra le metropoli dello Stivale che investe di più nel settore ed è la seconda per numero di volontari nell’assistenza sociale). Inoltre è in aumento il numero di cooperative sociali.
Nella sua parte conclusiva il Rapporto evidenzia che Torino e la sua area metropolitana manifestano segnali positivi e segnali negativi per certi aspetti contrastanti. Segnali contrastanti che per quanto riguarda il tessuto sociale “assumono chiaramente i connotati di una polarizzazione crescente, tra contribuenti ad alto e basso reddito, tra zone delle città (gran parte dei quartieri già in difficoltà tende a peggiorare e la forbice si allarga anche sul piano della salute in relazione alle zone urbane), tra adulti che riescono a restare nel mercato del lavoro – pur con fatica e con qualche tutela- e giovani che invece stentano ad entrarvi, se non in forma estremamente precaria”. Dati che cuciti fra loro offrono un terreno su cui impiantare solidamente e coltivare con cura i semi di fiducia.
SEMI DI FIDUCIA – XV Rapporto “Giorgio Rota” su Torinoè curato da Luca Davico, Cristiana Cabodi, Luca Staricco,Giuseppe Russo, Sara Mela, Silvia Crivello, Luisa Debernardi
Dal sito www.rapporto-rota.it sono scaricabili tutti i capitoli di tutte le edizioni del Rapporto (compresa quest’ultima).
Quest’anno il Rapporto si arricchisce della collaborazione con una rete nazionale: sono infatti in fase conclusiva il Rapporto “Giorgio Rota” su Roma, con Ires e l’Università di Roma Tre; e il Rapporto “Giorgio Rota” su Napoli, con SRM.