Ne esco entusiasta. Ho appena visitato alla GAM di Torino la mostra “Roy Lichtenstein Opera Prima” dedicata ai lavori su carta e ai grandi dipinti del maestro indiscusso della Pop Art. Per uscirne entusiasti non è necessario essere un suo estimatore, anzi. Fu lo stesso Lichtenstein a chiedersi: “In quasi mezzo secolo di carriera ho dipinto fumetti e puntini per soli due anni. Possibile che nessuno si sia mai accorto che ho fatto altro?”
A 50 anni dalla prima esposizione sulla pop art americana in Europa, allestita nel 1964 proprio nel capoluogo piemontese, Torino rende omaggio a Lichtenstein con una personale. Inaugurata il 27 settembre, ci sarà tempo fino al 25 gennaio 2015 per visitare l’esposizione dedicata ai lavori su carta e a grandi dipinti del maestro newyorkese. Per la prima volta in Italia sono esposte oltre 200 opere, grazie alla stretta collaborazione con l’Estate e la Roy Lichtenstein Foundation, oltre a importanti prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali come la National Gallery di Washington, il Museum of Modern Art e il Whitney Museum di New York, l’Art Institute di Chicago e da collezioni pubbliche e private europee e italiane.
Insieme ai disegni, che abbracciano un arco temporale che va dai primi anni Quaranta al 1997, la rassegna alla GAM presenta anche alcuni grandi dipinti e una documentazione fotografica, testimonianza dell’artista al lavoro.
Quella della Galleria d’Arte Moderna torinese è un’occasione unica, poiché la mostra (curata da Danilo Eccher, direttore GAM) presenta la parte più intima e privata del lavoro di Roy Lichtenstein. L’esposizione si focalizza, infatti, sulle Prime Idee, ossia le idee primigenie, fonte di ispirazione di opere che in un secondo tempo sono divenute i suoi grandi capolavori conosciuti nel mondo.
Nato a New York nel 1923, Lichtenstein viene riconosciuto internazionalmente come caposcuola della Pop-Art americana nel 1962, quando espone le tele raffiguranti serie di fumetti e di prodotti comuni con tecniche prese a prestito dai mass media.
“E’ la nostra mostra più glam – ha commentato in apertura la presidente della Fondazione Torino Musei, Patrizia Asproni – e sarà accompagnata da un ricco merchandising e da una vasta offerta di attività“. Un allestimento che punta a battere i visitatori arrivati per Renoir, che s’aggiravano intorno ai 250 mila: 70 mila visitatori sono la quota che ripagherà gli 800 mila euro sborsati per “metter in scena” la mostra all’icona Pop.
E così la cultura a Torino funziona sempre di più come motore di sviluppo. E dopo l’autunno americano di Lichtenstein, ad inizio 2015 il capoluogo subalpino chiuderà il ciclo dedicato ai capolavori francesi, che ha proposto finora i visitatissimi allestimenti su Degas e Renoir, con un grande allestimento su Monet.
Informazioni: www.gamtorino.it