America “oltre”, dice il titolo. Scelto per far sapere che, oltre a quella dei poliziotti in servizio che uccidono concittadini di colore arrestati, ci sia anche un’altra America. Un’America dove una poliziotta, Vanessa Vanderligh, si preoccupa del funerale di un homeless, Eric Glenn Smith, un senzatetto newyorchese, un diseredato vissuto per venticinque anni sui gradini delle chiese e nelle stazioni della metropolitana, regolarmente arrestato dalla NYPD officer quando qualcuno protestava, infastidito dalla presenza dell’innocuo clochard e immediatamente rilasciato. La stessa poliziotta che, quando un ictus s’è portato via questo ex professore di matematica con moglie e due figli a poco a poco allontanatosi dal “nostro” mondo, gli ha procurato, con i soldi di una colletta fra la gente che l’aveva conosciuto, funerale e sepoltura regolare nel New Jersey (bara di legno pregiato, fiori, musica sacra e orazione del pastore), evitandogli di finire tristemente sepolto nella fossa comune ad Hart Island.
Una storia che, per molti versi, ricorda un episodio della serie tv americana di successo The West Wing: a Washington un veterano decorato della guerra di Corea diventato nullatenente e ‘barbone’ negli slums della capitale, è costretto a vivere miseramente sotto i ponti del Potomac. Derelitto sino al giorno del suo funerale, una fredda giornata invernale, celebrato con gli onori militari (picchetto in alta uniforme, salve di commiato, bandiera ripiegata a triangolo) voluto e organizzato, a spese della presidenza, dal portavoce della Casa Bianca che gli aveva dato il suo cappotto da upper class perché si riparasse almeno dal freddo, dimenticando in tasca il suo biglietto da visita che aveva consentito alla polizia di risalire fino a lui, smaliziato uomo d’apparato ma sensibile al passato del reduce defunto.
Due storie. Tipiche dell’American way of life. Parlano di un’America dei mille volti (si dovrebbe dire Stati Uniti, ma anche gli americani ‘altri’: immigrati vari e i sudamericani la chiamano così). Storie analoghe nei protagonisti. Due senzatetto con un recuperato passato dignitoso, e anche in quelle dei loro ‘benefattori’, due persone delle istituzioni, il rappresentante dell’Amministrazione e quello del braccio ‘armato’ dell’istituzione, la poliziotta.
Particolarmente indicativa, quest’ultima storia, nel momento in cui purtroppo sono d’attualità le cronache delle uccisioni di cittadini neri a causa di poliziotti la cui interpretazione della legge, secondo i Grand Jury popolari di Ferguson e New York convocati per stabilire se le prove raccolte fossero sufficienti per iniziare un processo penale, hanno giudicato “not to indict”, non processabili, i rappresentanti delle forze dell’ordine coinvolti.
Storie d’America. Nobili o criticabili. Risapute o sconosciute. Entusiasmanti o avvilenti. Comprensibili o ingiustificabili. Storie, come si diceva, di un’America beyond, “oltre” e malgrado. Comunque da raccontare.