Come sta il turismo enogastronomico italiano? Bene grazie, molto bene. Rassicurazioni sulla buona forma di uno dei comparti dell’industria turistica nostrana a noi più cari sono arrivate alla BITEG, la Borsa Italiana del Turismo Enogastronomico, che è andata in scena alla fine di ottobre a Stresa.
Si sa che il tema del cibo e del buon bere raramente tradisce, visti gli innumerevoli food festival nel mondo, i successi di realtà come Eataly, Slow Food e la capacità di attrazione dei 4.886 prodotti tradizionali censiti, le 272 specialità dop e igp riconosciute a livello comunitario e i 415 vini Doc e Docg prodotti nello Stivale. E si sa che il turismo è il terreno su cui l’Italia può meglio coltivare con fantasia. Dunque, il binomio dei due comparti, quello enogastronomico e quello vacanziero, ha tutte le carte in regola per essere vincente. Soprattutto quando l’offerta è integrata da temi culturali, di sostenibilità e che affondino le radici nel territorio e nelle tradizioni. Insomma, quando il tema è fatto vivere con un approccio fortemente interdisciplinare, capace d’interpretare un mercato in continua evoluzione, sempre più alla ricerca di “mix esperienziale”: arte, cultura e buona tavola.
Negli ultimi dieci anni, il numero di turisti gourmand è raddoppiato e la domanda di food tourism in Italia rappresenta il 5% del totale. Secondo Coldiretti, il turismo del gusto vale il 30% della spesa turistica nel Bel Paese, con un giro d’affari stimato in circa 11 miliardi di euro. La spesa media per viaggio enogastronomico è di circa 193 euro . A concorrere maggiormente a questi risultati, fra gli stranieri sono i turisti provenienti da Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi. L’enogastronomia è da loro considerata un aspetto fondamentale del made in Italy, insieme all’arte e alla moda: due stranieri su tre considerano, infatti, la cultura e il cibo la principale motivazione del viaggio in Italia.
Ma anche per gli Italiani l’enogastronomia ha un ruolo importante nella vacanza: gli studi evidenziano che per più di un Italiano su tre il successo di quest’ultima dipenda proprio dal cibo e dalla degustazione di prodotti tipici locali. Non per altro più di quattro Italiani su dieci (42%) durante l’estate 2015 hanno scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, sagre, bancarelle, agriturismi o mercati degli agricoltori, facendo volare il turismo enogastronomico. Inoltre anche le nuove generazioni sono buongustaie: tra i giovani italiani sono sempre più numerosi i “foodies”, ovvero gli amanti del buon cibo e del ben mangiare (circa 1 su 5).
Che l’argomento susciti interesse tra gli operatori del settore è evidente anche dal fatto che la Bit, la principale Borsa italiana dedicata al turismo, durante la prossima edizione (che si terrà a febbraio) punterà i riflettori sul segmento, dedicando una nuova area all’enogastronomia e alla cultura per gli operatori specializzati nel turismo enogastronomico.
Dunque gli attori ci sono, la location anche, le scenografie sono perfette, gli estimatori numerosi. Sia quindi generosa la regia…