FRANTI 2.0

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scacco matto ai bulli

Ne parla persino la nostra letteratura: De Amicis nel suo Cuore (1886) con Franti, “l’infame” che ride; Rosso Malpelo di Giovanni Verga… A Torino “Bôlôn” è voce dialettale per “bullone”, da “bologné”, percuotere, conciar male, con cui i gerganti alludono alla sformatura di tasche ingombre;  “ligéra” a Milano (la ligéra o leggera, e anche lingera, è la definizione gergale con cui fino alla prima metà del XX secolo si definiva la microcriminalità) erano gli appellativi usati dalle generazioni che ci hanno preceduto per additare i giovani bulli di strada. Poi vennero i teddy boy, il teppismo, il vandalismo, i “disadattati sociali”…  Pur non nuovo, il fenomeno del bullismo continua a destare preoccupazione.

Non è uno scherzo

Ai tempi nostri, secondo psicologi e sociologi e giuristi specialisti il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, di natura sia fisica che psicologica, oppressivo e vessatorio, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone considerate dal soggetto che perpetra l’atto in questione come bersagli facili e/o incapaci di difendersi. Teatro d’azione delle loro gesta riprovevoli? I luoghi di maggiore aggregazione collettiva: scuola lavoro e di relazione pubblica.

Con l’avvento delle tecnologie e lo sviluppo della Rete, anche il bullismo si è aggiornato: accanto ai prepotenti di strada è nata una nuova figura di adolescenti aggressivi e prevaricatori, che utilizzano la tecnologia informatica per imporsi sugli altri: i cyber-bulli. Le loro caratteristiche: invisibilità reale (solo virtuale) e pervasività, elementi distintivi che generano senso di impotenza nella vittima.

Come difendersi

Analisi e suggerimenti mirati sul neo-fenomeno sono emersi nel corso di un convegno indetto il 7 maggio dal 1° Istituto comprensivo “P. Ferrari” di Varzi (Pv), dal titolo eloquente: «Scacco matto ai bulli – Il cyberbullismo e i rischi delle nuove tecnologie», grazie al contributo di Patrizia Maggi psicologa-psicoterapeuta presso il consultorio Familiare Asst di Pavia (“Bullismo come forma di disagio”), del presidente della sezione famiglia del tribunale di Genova Francesco Mazza Galanti (“Il bullismo a scuola: meglio prevenire che reprimere”), di Filippo Nurra docente universitario della stessa città (“La rete come spazio educativo: rischi e opportunità”), dei funzionari della polizia postale presso la Polizia di Stato Vincenzo Longo e Massimo Franco (“Conoscere la rete per viverla”), della senatrice Elena Ferrara prima firmataria del disegno di legge 1261 ‘Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (“Dalla comunità alla community per la cittadinanza digitale”). Una legge (il cyberbullismo è tuttora indefinito, rispetto per esempio allo stalking, al mobbing eccetera) per far conoscere, sensibilizzare e contrastare il fenomeno.

In sintesi, dal convegno è emerso che i capisaldi cui è demandata l’educazione dei minori/adolescenti sono – come sempre – la famiglia e la scuola; che una maggiore attenzione (l’ “ascolto” di chi può essere in difficoltà, ma bisogna essere in grado di interpretarlo) ai problemi dei giovani può smascherare atteggiamenti bulleschi; che la conoscenza da parte degli adulti degli strumenti della tecnologia: pc, rete, social media, blog e via elencando, aiuta a colmare il divario tra questi e i “nativi digitali”; che la Rete tiene in memoria tutto quello che facciamo o “postiamo”. Per sempre.

Prevenzione

A Varzi, precedendo i consigli emersi dal convegno, è stata avviata ad opera dell’Istituzione una politica scolastica per far conoscere a genitori ed alunni che cosa si intende per bullismo, il cyberbullismo in particolare, quali procedure strategie e modalità sono opportune per prevenire il fenomeno, e a sostegno delle eventuali vittime. In questa ottica è stato realizzato un opuscolo con le linee guida per l’approccio al problema del bullismo elettronico, indirizzi di riferimento off- e on line e, affidato a una onlus e al consultorio famigliare Oltre-Varzi, uno sportello-ascolto dedicato a genitori e insegnanti eventualmente coinvolti nel problema. Varzi, piccola cittadina di provincia dove, ad oggi, non sono noti episodi di bullismo. Il che, però, non esime dal conoscere il problema. E il pericolo che esso può rappresentare.

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