Bikini
30 luglio 1946. Una data storica per l’umanità. Bikini è il nome dell’atollo del sud Pacifico teatro del primo test nucleare dalla fine della Seconda guerra mondiale. Anche la data che segna una rivoluzione nel costume della popolazione femminile occidentale. Pochi giorni più tardi, infatti, l’ingegnere Jules Renard brevettava con quel nome il costume da bagno a “due pezzi” indossato da una ballerina del Casino parigino nello stesso mese di luglio, durante una sfilata di moda alla piscina Molitor. Il nuovo costume da bagno, sostengono tesi sociologiche, fu chiamato ‘bikini’per esorcizzare con la sensualità della bomba erotica la paura del test nucleare. Un trionfo perfezionato nel corso degli anni diventando una moda: esponendo esplicitamente le nudità (pensiamo per esempio alla minigonna di Mary Quant degli anni Sessanta) ha contribuito a cambiare il senso del pudore, sempre meno legato alle apparenze del corpo, sempre più modellato (abbronzatura, diete, esercizio fisico) come vera e propria opera d’arte, che in vacanza (di massa, altro passo avanti sociale) non doveva più essere coperto dagli abiti ma esibito.
Mutande
Con questo nome indichiamo il capo di biancheria intima che veste la nostra zona inguinale. Viene dal latino mutandae = ‘da cambiare’, gerundivo del verbo mutare che, come in italiano, significa appunto cambiare. Con evidente riferimento all’igiene personale. Altre lingue invece assimilano l’indumento come ‘calzone’: braga in spagnolo, caleçon in francese, underwear per gl’inglesi e Unterhose in Germania.
Venusto
Parola ahinoi desueta, viene anch’essa dal latino venustus ‘leggiadro, bello, elegante, amato o che suscita amore’, in quanto derivante direttamente da Venus, Venere, la dea della bellezza. Riferita in prevalenza a quella fisica, del corpo, specialmente quello femminile (venustà).