Ad Acqui Terme, considerata da sempre la Perla del Monferrato, dal 16 luglio al 4 settembre c’è Salvador Dalì.
La mostra è ospitata nelle sale della classica sede estiva delle rassegne pittoriche acquesi del Liceo Saracco, che ha accumulato negli anni una prestigiosa serie di mostre, ben 45, alcune di assoluto livello internazionale, creando una sequenza artistica che ha poche eguali in Italia. Anche quest’anno si è voluto realizzare un grande evento, raccogliendo in una coreografia di eccellente comunicazione sensoriale, sculture, ceramiche, litografie e gioielli (realizzati dallo stesso Artista spagnolo)
Così, sotto al sole d’agosto, accanto alle Terme conosciute fin dall’epoca romana e alimentate dalla Bollente (che sgorga poco lontano a 74,5 C°), ecco la disarmonica armonia di uno dei più grandi geni dell’ultimo secolo, Salvador Dalì.
Grande, immenso, metaforico, simbolico, allegorico e ancora tanto altro, Dalì ci invita alla meditazione, mai banale, sempre filosofica sui grandi temi della natura e dell’umano concetto.
Ancora prima di entrare, in piena strada, l’Artista sorprende il visitatore con la scultura del “Profilo del Tempo” del 1977, che troneggia di fronte all’entrata, davanti ai portici delle Nuove Terme, proprio antistante il caratteristico caffè d’inizio Novecento. Qui il Maestro catalano, sempre antagonista e in sfida intellettuale con il superbo Pablo Picasso (mostra ospitata, guarda caso, nel 2015), propone il tema del tempo.
Artisti ambedue spagnoli, appartenenti a correnti completamente diverse, portano all’Arte una nuova era non solo figurativa, ma anche mentale.
Se per Picasso esiste il ritorno all’infanzia, il voler imparare a “disegnare come un bambino”, per Dalì l’arte viene vista come una delle tante sfumature della psicologia umana: si apre con Dalì lo studio dell’inconscio nell’arte, ispirato dalle teorie freudiane e dalla dimensione del sogno.
Nelle sale interne del Liceo Saracco, bronzi, litografie, ceramiche, gioielli e sculture ci narrano i messaggi, a volte esoterici, occulti, misteriosi e segreti del suo universalmente riconosciuto gigantesco genio.
Entrando, davanti al desk, spicca la scultura dell’Elefante Spaziale (1980): il pachiderma possiede zampe sottili e lunghe, che incutono un certo timore nei confronti dell’uomo (che viene visto come un essere insignificante al suo confronto). Sul dorso dell’elefante possiamo trovare un obelisco realizzato in vetro e che reca due significati simbologici: il primo legato alla cultura egizia (l’obelisco era infatti considerato il simbolo del potere faraonico e veniva innalzato dopo una campagna vittoriosa) e, nello stesso tempo, porta il simbolismo di un fallo ed ecco che Dalì mostra al pubblico il suo legame con la psicoanalisi freudiana.
Nella sala a destra troviamo la scultura di “San Giorgio e il drago” (ideato nel 1977, prima fusione nel 1984) realizzati in bronzo. Tema classico ripreso da Dalì, ma con significato completamente diverso: il cavaliere rappresenta l’Essere Irrazionale e sconfigge il drago che rappresenta la Razionalità; la donna, posta a fianco del cavaliere, rappresenta l’Inconscio. Il drago viene visto come essere razionale poiché il pensiero della battaglia e della sconfitta del drago stesso rientra in un concetto “razionale” per la mente umana: il drago viene considerato come vittima, mentre il cavaliere (San Giorgio) viene pensato come essere malvagio. Quindi vi è un ribaltamento dei ruoli rappresentati non più sulla base di un tema classico, ma contemporaneo, rivolto alla sensibilità del drago che viene valutato come una vittima.
Nella sala a sinistra troviamo la scultura della “Donna e il Tempo” (ideato nel 1973, fusione nel 1984). La donna rappresenta il concetto di Bellezza e reca in mano una rosa appena fiorita (simbolo della classicità). La donna non ha espressione poiché le emozioni umane aiutano il deterioramento della bellezza stessa. Sul braccio della donna è posto un orologio sciolto a dimostrare che la Bellezza, vista come concetto, sconfigge l’avanzare del Tempo e che questa Bellezza filosofica è immortale e immutata nei secoli.
A proposito di orologi molli, la scultura posta davanti alla sede della mostra ne rappresenta uno, chiamato da Dalì “Il Profilo del Tempo”. Ai visitatori apparirà strana e curiosa questa caratteristica, ma in questo orologio possiamo vedere il profilo del pittore stesso: le lancette rappresentano nello stesso tempo anche i suoi baffi! Una curiosità che solo la genialità di Dalì poteva realizzare e la lancetta delle ore segna le sei, il momento della nascita dell’artista.
La mostra antologica si intitola “Dalì: Materie Dialoganti” poiché diversi materiali “dialogano” e interagiscono fra di loro. Il pubblico è stato incuriosito fin da subito da questa rassegna, poiché (forse per la prima volta) presenta il Dalì non solo pittore, ma anche artista poliedrico, capace di impressionare e stupire le generazioni di tutti i tempi. Mostra che gli appassionati della grande arte non possono perdere, anche per l’allestimento piacevole e accattivante.