Spiagge bianchissime e acque cristalline, ettari coltivati ad aloe, un parco naturale tutto da scoprire e una capitale, Oranjestad, che unisce architetture coloniali e modernità: in sintesi …l’isola di Aruba.
Un mix affascinante e vivace di culture, frutto del puzzle di tradizioni importate dai suoi abitanti, originari da 90 diverse nazionalità. Siamo nel cuore dei Caraibi del sud, con affaccio sul Venezuela, 30 chilometri per 9 di paradiso, posto in posizione privilegiata sotto la fascia degli uragani, dove il termometro segna mediamente 28 gradi tutto l’anno. Scogli e rocce frastagliate, grotte naturali scavate nella roccia calcarea ad oriente fronteggiano undici chilometri di spiaggia lungo la costa occidentale dell’isola. Il tutto servito da numerosi resort che offrono ai turisti ogni tipo di attività.
Detto questo, non è difficile credere che nel 2015 Aruba abbia potuto raggiungere oltre 1 milione di turisti provenienti da tutto il mondo.
Necessità primaria per l’isola, dunque, è stata quella di difenderne l’ecosistema. Così la politica locale (fortunatamente illuminata) ha puntato sulla salvaguardia (un miliardo di dollari in gran parte e stato stanziato per l’incentivazione dell’eco-turismo), distinguendo l’isola per il rispetto dell’ambiente, per la tutela del patrimonio culturale e naturale, per la grande attenzione data allo sviluppo sostenibile. Un impegno che ha portato Aruba a vincere, lo scorso anno, il premio di National Geographic, nella categoria Destinazione Leadership.
Il progetto di salvaguardia ha previsto più capitoli di sviluppo: dall’educazione e formazione sulle buone pratiche ambientali alle riqualificazioni urbane, dalla protezione dell’ecosistema all’utilizzo di energia verde e di nuove tecnologie. L’isola ha investito in energie alternative, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da combustibili petroliferi e le emissioni di CO2, per arrivare ad essere la prima economia basata al 100% su energia sostenibile. Inoltre, il W.E.B Aruba (Water and Electricity Bureau), il moderno impianto di desalinizzazione dell’isola, rende utilizzabile l’abbondante rifornimento di acqua di mare trasformandolo in acqua potabile. Fra le varie iniziative declinate dal ptogetto, nel 1994 è stato lanciata l’iniziativa Aruba Reef Care Project (un evento al quale abitanti e visitatori dell’isola sono invitati a partecipare) che consiste nella rimozione di rifiuti dalle scogliere, dalle spiagge pubbliche e dalle acque meno profonde. Infine, rientra nel piano illuminato di salvaguardia di questo paradiso anche l’istituzione del Parco Arikok, un’area protetta che copre il 18% della superfice dell’isola, il Parco Nazionale Arikok, un meraviglioso paesaggio desertico con una varietà di cactus, formazioni rocciose e animali tipici accessibile ai visitatori ma protetta con attenzione.
Nel quadro impostato è rientrato l’interessante appuntamento di confronto internazionale, andato in scena a metà settembre nell’isola. La i due giorni di dibattito hanno toccato i temi della felicità e dell’integrazione del turismo e della cultura, ricercando come il turismo possa trainare uno sviluppo sostenibile per tutti e possa essere un catalizzatore per un cambiamento positivo. Felicità, Sostenibilità, Turismo: bel trinomio.