LA CASA BATTLO’ DI GAUDI’

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Da quasi 25 anni che ci conosciamo, non eravamo mai riuscite, per un motivo o per l’altro, a vederla, pur tenendoci moltissimo.

Stiamo parlando della Casa Battlò, costruita, a fine ‘800, da quel genio assoluto dell’architettura modernista che è Anton Gaudì.

Definita anche la Casa del ossos (casa delle ossa) poiché ogni sua parte, ma soprattutto la facciata, ricorda scheletri umani e animali, si impone sulla meravigliosa città di Barcellona come un veliero pronto ad entrare in porto.

Alcuni punti delle balconate anteriori ricordano addirittura la mascella di un teschio umano, mentre in altre sue parti (quelle più interne che si possono scoprire, visitandola) si ha la sensazione di trovarsi nel ventre di una balena come Giona o magari (perchè no) come Pinocchio, nel giorno in cui ritrova Geppetto.

Chiocciole che diventano scale ma anche lampadari, onde che in realtà sono muri divisori o vetrate, scivoli e arcate che caratterizzano scale e soffitti e mille altre forme ispirate alla natura…

Forme che si adoperano ad incontrare l’immaginario umano in un abbracciato sensoriale visivo e percettivo che non trova paragoni.

Colori e forme, movimenti e suoni si fondono in un’altalena di danze morbide e gentili che recuperano quella voglia di viaggiare e di riscoprire la natura che si nasconde in ognuno di noi.

Nel frattempo, si può provare l’ebbrezza d’essere valorosi comandanti in un viaggio onirico che prende forma davanti alle sinuose finestre del Grande salone, affacciato sul Paseo de Gracia con le sue particolari vetrate in cui sembra che l’aria sia stata intrappolata in bolle colorate dalle tonalità madreperlacee.

Ovunque si respira la possanza dei roveri che costruiscono l’intelaiatura e la struttura di ogni porta, che squarcia obliquamente stanze disegnate per accogliere e scatenare la fantasia.

I soffitti arrotondati mulinellano vortici sensuali come a risucchiare la voglia di scoprire quali altre astuzie ci riserverà questo viaggio magico all’interno della Casa, mentre la colonna vertebrale di tutto l’edifico, che si svela mentre saliamo le scale della grande rampa centrale istoriata di maioliche azzurrate, ci guida come una bussola, impedendoci di perdere la direzione.

La figura del Drago, presente e celato in minuziosi dettagli ci rammenta chi è il vero padrone di casa, o la sua ossatura stessa. Ci accompagna in un viaggio mitologico, alle origini dell’universo. Ovunque, catturati dall’azzurro intenso delle maioliche o muovendoci fra le squame dell’animale/casa (ottenute con la tecnica del mosaico trecandis), prende vita un movimento insaziabile volto a scoprire man mano sempre di pù.

Nel tentativo di scoprire come visitarla (anche se il percorso è obbligato e segue quasi un’unica direzione) ci si perde ad osservare dettagli geniali, curati con la pignoleria estetica che solo una vera passione può permettersi.

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