Diciamolo: buffet (e controbuffet) sono mobili ormai in disuso. Li trovavi in sala da pranzo, nella prima metà del secolo scorso. Contenevano dietro le vetrine i migliori servizi da tavola della famiglia, i bicchieri sopra tutto. Nei cassetti posaterie e tovagliame di “lusso”. Si aprivano per il rituale del pranzo importante, la domenica, o in occasioni di cene di rilievo, veri palcoscenici della cucina barocca, per stile e portate. Il nome sembra derivi da Pierre Buffet, il cuoco di Francesco I, re di Francia sconfitto a Pavia da Carlo V. Per agevolare gli spostamenti del sovrano, lo chef aveva ideato una specie di grande cassa adatta a trasportare il vasellame e le vivande. Quando questa cassa veniva scoperchiata, diventava una vera credenza, con tutto l’occorrente dentro.
Eran tempi, quelli del buffet, in cui trionfavano banchetti e modi di imbandire le tavolate secondo i vari servizi: all’italiana, alla venziana, alla spagnola, alla polacca, all’alemanna e ovviamente alla francese. Tutti con cibi e vivande ben esposti. A questo serviva (anche) il piano di marmo del buffet. Il servizio alla russa invece, che in Russia non esiste, introdotto prima in Francia, poi in Europa e quindi in tutto il mondo al tempo di Napoleone, non espone alcun cibo, neppure sulle credenze (buffet in italiano); il servizio era assicurato da valletti prima e da camerieri poi che portano il cibo direttamente in tavola ai commensali.
Oggi, la parola buffet indica una specie di self service di buona qualità, presente soprattutto nei meeting e negli eventi aggregativi. Del mobilio s’è persa traccia.
Curiosità: Bernard Buffet (Parigi, 10 luglio 1928 – Tourtour, 4 ottobre 1999) è stato un pittore francese, esponente dell’Espressionismo e membro dell’ “Anti-Abstract Art Group” denominato “L’homme Témoin”. Si dice che volesse questo epitaffio sulla sua tomba: «Qui Buffet freddo».