Lo confesso: sono inguaribilmente afflitto da nostalgia di certe cose legate all’adolescenza. Per esempio, di certi profumi. Spiego. In prima media attraversavo a piedi un lungo pezzo di Milano per andare in una scuola in centro, ospitata in un edificio a ringhiera costruito a fine Settecento sulla sponda di un medievale mulino “delle armi”, quando i navigli non erano un quesito referendario ma via di transito, ricca di persone e di merci. Percorrevo una strada acciottolata fiancheggiata da case decrepite (siamo in uno dei luoghi più antichi di Milano, dietro la basilica di S. Lorenzo Maggiore), dove, a metà strada, apriva l’antico forno Virtuani, il babbo panettiere di un mio compagno di classe. Il profumo del pane appena sfornato che a quell’ora si diffondeva nell’aria era un richiamo irresistibile, e l’acquisto della “michetta” da gustare nell’intervallo scolastico un modo fantastico di cominciare la giornata. Oggidì, le cronache di stampa ci informano di tramezzini surgelati distribuiti nelle mense scolastiche meneghine, e relative polemiche genitori-amministrazione civica. Consentite una botta di nostalgia?
Allora vado avanti. Ultimate le lezioni, all’uscita percorrevo a ritroso il cammino fatto al mattino. Giunto nei pressi di una “scuola dei grandi” (un rinomato istituto tecnico per ragionieri), da ottobre a febbraio a stuzzicarmi era questa volta il profumo delle caldarroste che un ambulante, su un triciclo a pedali e caldaia a carbonella di legna, preparava incidendole con una minuscola roncola e cuoceva sull’apposita griglia. Le vendeva a collane, che esibiva appese al collo, a 50 lire il filone. Il profumo della legna bruciata e delle castagne abbrustolite che avrei mangiato annerendomi di carbone le dita si spandeva tutt’intorno, nel quartiere. Oggi, in una delle vie dello shopping ho visto un variopinto “apecar” tutto lampade intermittenti e musica karaoke che vendeva caldarroste. Un fornetto elettrico alimentato da un generatore portatile arrostiva quattro marroni, al prezzo di euro uno virgola cinquanta cad. Intorno, l’odore era quello degli scappamenti della circolazione stradale.
Direte: nostalgia del pane delle castagne e dei loro profumi e sapori? Ebbene sì. E della città di allora.