Parola che, come tutti sanno, ha a che fare esclusivamente con il manto delle strade, sia quando lo ricopre di bitume per la prima volta, sia quando costituisce rattoppo alle sue rotture dovute all’intensità del traffico veicolare o alla ingiuria del tempo, quello atmosferico in particolare.
Di questi tempi, però, capita di sentire/leggere spesso la parola asfaltare usata come metafora, col significato pieno di travolgere, annientare. Trasportato nel gergo sportivo, questo verbo viene usato quando si vuol intendere che un atleta, una squadra ha sonoramente (pesantemente) battuto l’avversario. Probabile che derivi dal gioco del rugby, dove per altro era in uso – a memoria di chi scrive che l’ha praticato in gioventù – un’altra analoga metafora di identico significato: «sdraiare tutto quel che in campo è più alto dell’erba!».
Dai campi sportivi, l’espressione gergale “asfaltare l’avversario” è arrivata nella comunicazione politica. Non è raro infatti sentirla in bocca a esponenti politici che la usano – di solito – per indicare una pericolosa minaccia per il proprio schieramento oppure una sua vittoria schiacciante.
Per quanto venga usata metaforicamente, l’espressione contiene la volontà di annientare, umiliandolo, l’avversario. Per la sua espressività, i mezzi d’informazione se ne sono subito appropriati sopra tutto nelle cronache politiche, come dimostra questo titolo del periodico L’Espresso del 7 settembre 2015: «Dai migranti alle riforme, Renzi riparte all’attacco per ‘asfaltare’ la minoranza dem. Obiettivo: mettere a tacere i dissidenti della riforma costituzionale».
«Asfaltare l’avversario politico – scrive Nando Cianci in scuolaslow.it – è espressione che incita al regresso verso una dimensione che sta tra la passività del suddito e la passione cieca ed escludente (che esclude l’altro) di certi tifosi di certe curve di certi stadi».