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ANNA MAGNANI -ATTRICE DIVA E ICONA

La sequenza più commovente e intensa della storia del cinema di tutti i tempi, è secondo me, quella in cui Anna Magnani corre dietro al camion tedesco, nel quale è rinchiuso l’uomo che ama, e per questo viene uccisa dai mitra nazisti. Si tratta di una scena straziante, che non può se non rimanere scolpita nella memoria di chiunque abbia visto il film “Roma città aperta” di Roberto Rossellini: una scena che, non a caso, è divenuta l’emblema dell’occupazione tedesca di Roma e della resistenza romana.

Il film segna l’esordio dell’attrice romana che qui interpreta, infatti, il suo primo grande personaggio femminile, la ‘Sora Pina’, ispirato alla figura di Teresa Gullace. A questo successo ne seguiranno molti altri tra cui “Bellissima” e “Ossessione” per la regia di Luchino Visconti e “Mamma Roma”, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Giusto per citarne alcuni.

Di lei si continua a parlare così tanto, non solo perché è una delle più grandi attrici di tutti i tempi, oltre che simbolo del cinema italiano del dopoguerra, ma forse soprattutto per la sua immagine di donna e di femminilità fuori dagli schemi, una donna forte, con le sue passioni e le sue lotte. La sua vita fuori dagli schemi ne fa un emblema, un personaggio di transizione fra la donna subalterna e la donna liberata.

Questo è uno degli aspetti messo in luce dal convegno che si è appena svolto all’Università di Torino (“Ti ho sentito gridare Francesco… – Anna Magnani. Attrice, diva, icona”, dal 5 al 7 giugno) ma anche dal documentario che il regista Enrico Cerasuolo ha recentemente presentato al Festival di Cannes”. Si tratta de “La passione di Anna Magnani”

In questo lavoro, basato per lo più sull’utilizzo creativo di materiali d’archivio, l’attrice ci appare più che mai come l’icona della donna vera per eccellenza, in opposizione a quelle finte, modellate sul desiderio maschile.

La carriera di Anna Magnani, che ha attraversato diversi ambiti (soprattutto, teatro, musica, e cinema), ha attraversato anche decenni cruciali del Novecento, dagli anni Trenta all’inizio degli anni Settanta, definendo via via una personalità di attrice e diva capace di imprimere fortemente la sua presenza, non solo grazie alla qualità straordinaria della sua performance, ma anche grazie alla pregnanza e peculiarità del suo imporsi come interprete di determinate soggettività e dinamiche sociali e storiche, come nel contesto della grande stagione del Neorealismo di cui è divenuta icona e simbolo.

Un ritratto dell’attrice, molto interessante è anche la biografia di Matteo Persica, pubblicata dalle edizioni Odoya nel 2016. La storia inizia il 26 settembre 1973 con la sua morte e la folla assiepata dinanzi alla clinica pronta a buttare a terra il cancello pur di vederla un’ultima volta. Eppure la grande attrice veniva sempre descritta come una persona torva e con un caratteraccio. Ma d’altra parte i personaggi di transizione sono pieni di contraddizioni e per questo, probabilmente, anche i più interessanti ed autentici.

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