Si intitola “I 1000 volti di Lombroso“, ed è un allestimento promosso dal Sistema Museale dell’Università di Torino, in cui viene esposto il materiale fotografico custodito negli archivi del Museo di Antropologia criminale. Per chi non lo sapesse, il Museo è stato, infatti, intitolato a Cesare Lombroso, medico e antropologo vissuto nell’800 che, per altro ne fu il fondatore. Le sue teorie, per quanto controverse e per lo più infondate, hanno comunque gettato le basi per la nascita della moderna criminologia. L’allestimento in questione sarà inaugurato mercoledì 25 settembre all’interno della mostra #FacceEmozioni attualmente in corso al Museo Nazionale del Cinema di Torino (via Montebello 20).
#FaccieEmozioni è un percorso emozionale tra maschere e sistemi di riconoscimento facciale che conferma ancora una volta come il volto sia il più importante luogo di espressione dell’anima dell’essere umano. La mostra prova a tessere le fila di un discorso antico – le cui origini risalgono ad Aristotele – per arrivare ai nostri giorni e cerca nei tratti del volto, ma anche nella sintesi grafica degli emoji, i riscontri dei caratteri e delle emozioni delle persone. Anche l’idea che la criminalità fosse connessa a particolari caratteristiche fisiche di una persona è molto antica: la si trova già, ad esempio, nell’Iliade di Omero, in cui si parla della devianza di Tersite, che sarebbe stata correlata alla sua bruttezza fisica. Anche la giurisdizione medievale procedeva in modo analogo: tra due eventuali sospettati di un reato, si sarebbe dovuto considerare colpevole il più deforme. Studioso di queste tradizioni, Lombroso è convinto che la costituzione fisica sia la più potente causa di criminalità: e, nella sua analisi, egli attribuisce particolare importanza al cranio.
Il Museo di Antropologia Criminale di Torino raccoglie, infatti, oltre a cimeli, manoscritti, fotografie e strumenti scientifici, ben 684 crani umani nonché 27 resti scheletrici, 183 cervelli umani (non esposti), 58 crani animali, e poi 502 corpi di reato utilizzati per compiere delitti più o meno cruenti, 42 ferri di contenzione, un centinaio di maschere mortuarie, 475 disegni di alienati e naturalmente le migliaia di fotografie di criminali, folli e prostitute. Molte di queste foto per lo più mai esposte prima, si potranno ora visionare nel suddetto allestimento, curato da Cristina Cilli, Nicoletta Leonardi, Silvano Montaldo e Nadia Pugliese, per ripercorrere le diverse tappe delle ricerche del Lombroso stesso.e
Per visitarlo c’è tempo fino al 6 gennaio del 2020.
In concomitanza con tale esposizione, la Fondazione Sandretto presenta nella propria sede, ma solo fino al 29 settembre, la mostra personale di Paolo Cirio, a cura di Irene Calderoni, che include tre importanti cicli di lavori dedicati al tema del volto, spazio simbolico in cui si gioca la dinamica conflittuale tra privato e pubblico, individuale e generale, libertà e sorveglianza.