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CURVY

Parola di recente acquisizione, curvy (attenzione: la pronuncia inglese e quella americana sono abbastanza diverse) adottata dalla moda in ossequio alla legge del mercato che sempre esplora aree commerciali dove proporre prodotti che hanno già raggiunto la maturità nel loro ciclo di vita.

Così adesso il neologismo ha fatto irruzione sui media e nelle rubriche specializzate; nelle sfilate di moda non è raro incontrare accanto alle modelle longilinee e magrissime modelle altrettanto avvenenti, ma di qualche taglia in più: diremmo formosette, paffutelle, rotondette, false magre, procaci, tutte curve. Grasse no, si tranquillizzino le lettrici.

In inglese, l’aggettivo curvy vuol dire sinuoso, a curve. Spesso il termine viene erroneamente utilizzato per indicare delle donne in sovrappeso, in realtà significa tutt’altro. … “Curvy” non vuol dire “grassa”, ma si riferisce invece a qualsiasi donna che si sente a proprio agio con la forma del suo corpo e con le sue imperfezioni.

Se, quando parliamo di donne, con malizia mediterranea gli attribuiamo valenza negativa, sbagliamo. Curvy (oggi, grazie a un altro prestito linguistico dell’inglese, donne plus size) indica nel linguaggio corrente donne che indossano le taglie a partire dalla 46/48 sia per l’abbigliamento che per l’intimo e i costumi da bagno.

La Venere di Milo (130 a.C. circa), l’ “Afrodite Callipigia” (I-II secolo), la “Venere che nasce” del Botticelli, la “Maja desnuda” del Goya, la Paolina Borghese del Canova, l’ “Olympia” di Édouard Manet, la modella dell’ “Origine del mondo” di Gustave Courbet, per citare solo qualche esempio di venustà da sempre universalmente definito perfezione di bellezza, non portavano la 38.

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