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NEET

La lingua inglese crea sigle e acronimi con molta più facilità dell’italiana. Acronimi e sigle che spesso importiamo e adottiamo correntemente, ma di cui raramente conosciamo la formulazione esatta. Pensiamo per esempio a laser: quanti di noi sanno che per esteso è Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation (amplificazione di luce attraverso emissione stimolata di radiazione)?

Un acronimo che, purtroppo, sta guadagnando posizioni nella pubblicistica attuale è NEET, Not in employment, education or training: denota i giovani che non lavorano, non studiano, non sono impegnati in alcun percorso di formazione. Questa forma attuale di ‘disoccupazione volontaria’ è fenomeno presente in tutti i Paesi europei avanzati; noi però deteniamo questo triste primato: in Italia nel 2018 i giovani NEET fra venticinque e ventinove anni erano oltre il 30%, quasi uno su tre (fonte Eurostat), contro il 18,7% della Francia, il 13,7% del Regno Unito, l’11,2% della Germania, il 7,4% della Svizzera. Persino la Grecia e la Spagna, due paesi afflitti da tassi di disoccupazione altissimi, stanno meno peggio di noi, con il 29,5% (Grecia) e il 20,6% (Spagna) di NEET.

Chi sia interessato alla spiegazione di questo fenomeno socioeconomico legga il recente  saggio di Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati presso l’Università di Torino La società signorile di massa (La nave di Teseo), da cui abbiamo ripreso i dati sopra citati. È un ritratto “fuori dal coro” della nostra società in cui – senza alcun giudizio morale né pregiudizio ideologico – il sociologo torinese pone la domanda delle cento pistole (e dà le risposte): qual è il futuro di una società in cui molti consumano e pochi producono?

P.S.: “Pistòla” in passato designava le monete d’oro (derivato da “piàstola” = piccola piastra). Il modo di dire, raffinato, equivale all’odierno popolare “domanda da un milione di dollari”.

 

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