IMBROCCARE

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Quando accade non imbroccarne una, cioè il contrario di azzeccare, indovinare, cogliere nel segno –– è una vera iella.

Questa parola, secondo i dizionari, deriverebbe da brocca. Bisogna andare indietro assai nel tempo per scoprirne l’origine; parliamo di ars militaris: nel passato, in battaglia si ricorreva al lancio di frecce per bersagliare i nemici che per proteggersi usavano uno scudo. Scudo che nel suo centro rivolto in fuori aveva una punta, il «brocco». Colpire lo scudo al brocco, ossia proprio nel mezzo, voleva dire centrare il bersaglio.

 

Brocco deriva dal latino brŏccus, sporgente; significa ‘dentone’, detto cioè di chi ha i denti in fuori, che sporgono. Come appunto i denti dei cavalli, e anche lo spuntone dell’arco, il beccuccio dei vasi per liquidi. Noi diciamo “brocco” di un cavallo senza valore, lento, un ronzino. Per estensione, la parola è usata sopra tutto nei confronti di quei calciatori che per la loro scarsa abilità nel gioco del pallone deludono i tifosi. Anticamente, brocco era il riccio rilevato sulla tessitura del broccato.

 

Ai giorni nostri, permangono pochi altri significati di imbroccare. Uno è quello del gergo calzaturiero: nella lavorazione delle scarpe, imbroccare significa fermare la tomaia sulla forma usando le “bullette” (le puntine senza capo). Se riferito agli alberi, broccare vuol dire ripulirli dalle brocche: i giovani boccioli destinati a diventare ramoscelli (le brocche dei biancospini – Pascoli, ricordate?).

Nella parlata romana corrente, sbroccare – il contrario di imbroccare – indica l’“uscire dai gangheri”, dare in escandescenze, cioè perdere completamente la testa.

 

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