Il commercio è di tutte le attività degli uomini la più esercitata. È loro patrimonio sin da quando hanno conquistato la “stazione eretta”, da quando, cioè, hanno imparato a camminare.
Il commercio ha contraddistinto la nostra specie più delle arti, della religione, dell’industria e delle scienze. Affermazione che può suonare stonata. Però pur di guadagnarci, l’uomo ha sempre venduto “di tutto e di più”. Persino gli altri uomini: schiavi, donne (mogli e figlie incluse), nel secolo XVIII i piccoli sovrani della Germania la “carne da cannone” agli Inglesi contro gli Americani…
L’elenco è lungo e stupefacente. E include stranezze davvero interessanti e sconosciute: Nerone, per esempio, che per impedire che le merci salissero a prezzi esagerati ordinava che nei pubblici mercati i venditori di granaglie dovessero stare sempre in piedi.
Tra le cose svariate che hanno costituito oggetto di commercio ve n’è di assolutamente incredibili. Come definire colui che seppe mettere in vendita il vento il cui commercio risale a Eolo, re dei venti? Il vento che i naviganti scandinavi imbarcavano prima di salpare comprandolo da santoni o sacerdoti; vento che approda nei Capitolari di Carlo Magno; che aleggia nelle Corti – le Aulae – da cui derivarono i poeti aulici, i consiglieri aulici e via di seguito, personaggi che vendevano ciò di cui erano pieni: la boria (dal latino boreas “tramontana”)? Il vento non si vendeva solo nell’antichità. In America il multimilionario mister Leopoldo Schepp, morto quasi novantenne nel marzo del 1926, vendeva vento grazie all’invenzione e vendita del suo ventaglio chiamato “piccolo vento del Nord”, che gli fruttò i suoi molti milioni. Trieste al vento ha dedicato addirittura un museo: il Museo della Bora dove, al momento, provenienti da quasi tutto il mondo sono più di 130 i venti imbottigliati, inscatolati, impacchettati.
Che dire poi di quelli che null’altro possedendo, vendevano la propria anima, da cui viene il detto “vendere l’anima al demonio”? E dei “venditori di fumo” che guadagnano promettendo ciò che non sono in grado di mantenere, sapienza inclusa? Che dire dei circa 155 mila “operatori dell’occulto” (cartomanti e fattucchiere) il cui business, secondo il Codacons, nel 1919 in Italia avrebbe raggiunto la quota di otto miliardi di euro?
Oggi siamo all’e-commerce: vendiamo e comperiamo quotidianamente con mezzi elettronici prodotti e merci per 31,5 miliardi di euro.
Chi però fosse interessato a conoscere il lungo percorso intrapreso dal commercio sin dai suoi albori, potrebbe trovare informazioni e aneddoti nel VII volume: “Curiosità del commercio e della vita”, di Americo Scarlatti, collana Et ab hic et ab hoc della Unione tipografico-editrice torinese stampato nel 1932.
Lo cerchi sulle bancarelle, mercato d’antan. O su ebay, il mercato tecnologico dei venditori d’oggidì.