Si è aperto nel pieno rispetto delle aspettative di pubblico, il 61° Salone Nautico di Genova, tanto che oggi, al secondo giorno è già sold out, senza più alcuna possibilità di acquistare i biglietti.
L’apertura, avvenuta alla presenza delle autorità istituzionali e dei vertici della cantieristica navale italiana, ha superato dunque ogni più rosea e lusinghiera previsione nell’affluenza dei visitatori, responsabilmente attenti alle regole anticontagio e ai presidi delle verifiche anti virus.
Cominciamo subito col dire che in bella mostra c’era il meglio dell’arsenale nautico tricolore, uno dei primissimi al mondo.
Alla rassegna sono presenti un migliaio di imbarcazioni per altrettanti brands.
Alcune migliorie della location, al sito della Fiera del Mare che ospita l’evento, hanno permesso di aumentare di circa il 20 per cento, la già gradevole e soddisfacente distribuzione sia delle aree espositive sia di quelle dedicate alle visite e alla fruizione dei modelli esposti.
Il rapporto tra la nautica da diporto e l’attività turistica è strettamente correlato.
Si tratta di un’ampia attività di nicchia, con tendenze sempre meno elitarie, ma comunque inclini ad essere classificata tra le vacanze più libere, nella scelta delle destinazioni, e per questo anche più costose.
Se confrontiamo i dati del noleggio barche e del charter nautico internazionale, circa le mete vacanziere, osserviamo che le voci più interessanti sono quelle del Mediterraneo con quasi il 59% in quello dell’ovest e circa il 15% nel med dell’est. Nella speciale classifica seguono poi i Caraibi con il 12%, la Florida con il 6% e l’Inghilterra con il 2%. La piccola percentuale restante è divisa per tutto il mondo.
Da questi dati emerge l’importanza del peso economico della nautica nel comparto turistico, sia per i natanti da diporto (lunghezza entro i 10 mt), che per le imbarcazioni da diporto (lunghezza tra 10 e i 24mt), che per le navi da diporto (lunghezza oltre i 24 mt).
Tutto il settore rientra nel business del lusso, esibendo ed ostentando nei modelli della cantieristica italiana il valore universale del Made in Italy.
Le nostre coste sono privilegiate, perché negli oltre 8.200 Km di confine tra terra/mare, l’Italia offre ciò che di meglio il turismo può concedere per chi ha il desiderio di visitare un patrimonio storico, monumentale e artistico unico al mondo.
Il distretto nautico ha un potenziale turistico di notevole sviluppo sia per la posizione geografica strategica, sia per le bellezze e le riconosciute amenità dei luoghi, per contro però lamenta una scarsa attenzione da parte delle istituzioni al potenziamento del comparto “porti”, che potrebbe assicurare un significativo impulso al turismo in generale.
Scarsa attenzione anche nei costi delle darsene e dei porticcioli, come vengono vantaggiosamente praticati in altri Stati viciniori, per accaparrarsi nuovi clienti e assicurarsi introiti sicuri, che equivalgono ad un cospicuo incremento di lavoro per maestranze qualificate.
Le statistiche inerenti la produzione mondiale di natanti, premiano per circa la metà il Made in Italy.
Da ciò sarebbe davvero auspicabile che il livello istituzionale decidesse di incentivare l’azienda cantieristica e manifatturiera della nautica italiana leader nel mondo, associando ad essa l’indotto turistico-economico che ne deriverebbe sia per i porti e il rimessaggio, sia per le grandi potenzialità del turismo marino costiero.
Tirando le somme, la nautica, eccezionalmente rappresentata a Genova, è testimone di un settore che da solo può costituire un volano di primissimo ordine per il turismo italiano in tutte le sue forme, dal monumentale-artistico delle città d’arte, attraverso l’unicum dell’enogastronomico per arrivare a quello dell’élite mondiale di Capri, Portofino, Costa Smeralda, Venezia, etc., per il quale il paese è testimone e naturalmente vocato.
Dal salone arrivano le notizie sulla stima di crescita del fatturato globale dell’industria italiana della nautica: indica un valore di +23,8% per l’anno solare 2021, con un range di variazione del ±5% che determina un valore complessivo compreso fra 5,5 e 6,0 miliardi di euro.
Va da sé che queste dinamiche strutturali positive, costituiscono una spinta sostanziale verso il settore turistico generale del Bel Paese.
“Il Made in Italy – ha dichiarato Barbara Beltrame Giacomello, Vice Presidente Confindustria Internazionalizzazione – è un asset centrale per il Paese. Le potenzialità dei beni di consumo “belli e ben fatti” valgono 135 miliardi. C’è un grosso potenziale anche da scoprire in Paesi come Cina, Medio Oriente e in India dove nel 2025 avremo tantissimi nuovi ricchi. La sfida futura sarà andare proprio lì”.
E se lo è per il Paese lo è anche per il suo turismo perché dobbiamo sempre ricordarlo, questo settore, come definisce un assunto del marketing, è trasversale a tutte le attività economiche e lo dimostra il fatto che costituisce una delle voci più importanti del nostro PIL.