L’offerta turistica della Sardegna non si esaurisce con la stagione estiva. Nell’attuale stagione autunnale si può godere del clima dolce, dei paesaggi selvaggi e dei prodotti gastronomici locali pregiati, che contano ancora su antiche tradizioni di lavorazione delle materie prime.
Le zone dell’entroterra sono una meraviglia incontaminata dai flussi turistici. Degli esempi mirabili sono lo stagno di Cabras, vicino a Oristano, paradiso per i fenicotteri o l’area naturale protetta della Giara di Gesturi, un altopiano basaltico a nord della Marmilla (nella parte centro-meridionale della regione) dove vivono allo stato brado circa 500 cavallini di una razza endemica sviluppatasi a partire da cavalli importati sull’isola tanto tempo fa.
Nelle zone interne della Sardegna le mulattiere si insinuano fra imponenti scogliere, boscosi pendii e altissime pareti rocciose. Il cammino è accompagnato da splendidi scenari che si possono anche godere praticando cicloturismo e mountain bike.
Altrettanto affascinanti sono le visite alle grotte. La grotta di Nettuno (Alghero) è una delle più note del territorio sardo. Si raggiunge via mare, o via terra partendo dal promontorio Capo Caccia e vi si accede tramite i 654 gradini della Escala del Cabirol.
Altra grotta che merita un’escursione è quella di S. Barbara, scoperta per caso nel 1952 e risalente a 500 mila anni fa. Si trova nei dintorni di Iglesias e può essere visitata a bordo di un trenino elettrico che percorre i primi 300 metri.
Questa zona è inoltre conosciuta per il Cammino di Santa Barbara -inserito nel brand regionale “Cammini di Sardegna”- un percorso simbolo di sostenibilità e trasversalità che si snoda per circa 400 chilometri attraverso luoghi di culto, siti minerari dismessi, antiche strade, mulattiere e ferrovie usate in passato per il trasporto dei metalli.
L’autunno è anche il periodo ideale per vivere l’offerta archeologica sarda, unica al mondo. La civiltà̀ nuragica, che prende il nome dal monumento più̀ caratteristico del periodo, il nuraghe, si è sviluppata in Sardegna lungo un arco cronologico di circa mille anni – tra il 1600 e il VII sec. a.C. – lasciandoci oltre 7 mila esemplari (quelli finora censiti) tra torri singole e nuraghi complessi. Queste opere d’arte e tutti i reperti d’artigianato metallurgico basato sul bronzo, inesistenti in ogni altro luogo del pianeta, appartengono ad uno scrigno culturale unico da non perdere.
Per ultimi ci siamo lasciati i sapori di questa meravigliosa terra.
La cucina sarda (come la cultura) è la sintesi della sua posizione geografica. E’ dunque influenzata dalle usanze e dagli ingredienti dei piatti italiani, spagnoli e del nord Africa. Nella cucina tradizionale sarda, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, il pesce occupa una posizione piuttosto secondaria, mentre il cinghiale, la capra e la pecora sono i veri protagonisti dei piatti. Ma non solo. Spostandosi nelle diverse zone dell’isola si possono assaggiare i più̀ diversi tipi di pane e di pasta. Grande protagonista della tavola sarda è il formaggio, in particolare il pecorino, il più̀ importante prodotto di esportazione di questa regione.
Se si guarda ai vini (la cui produzione vanta una tradizione di migliaia di anni) è interessante scoprire il grande lavoro innovativo delle ultime generazioni di viticoltori mirato a stemperare la pesantezza e l’alto tasso alcolico lavorando ad una produzione più leggera, fresca ed elegante. Il Malvasia, un vitigno diffuso in tutta l’area mediterranea, è tipico soprattutto nella zona di Bosa, sulla costa occidentale della Sardegna. Dai vitigni autoctoni di Cannonau, Carignano e Bovale vengono prodotti vini intensi di colore rosso rubino, che, caratterizzati da un ricco bouquet di aromi, si sposano armoniosamente con i piatti della cucina tradizionale. Tra i vini bianchi, invece, il Vermentino di Gallura è molto diffuso nei ristoranti delle località̀ costiere, mentre il Nuragus, risalente ai tempi dei Fenici, è noto prevalentemente ai più esperti.
info: www.sardegnaturismo.it