Un gruppo di bambini sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti approda nel 1945 in Inghilterra grazie all’interessamento di Benjamin Drage, un ricco uomo d’affari, attivo nella Sinagoga di West London, che mette loro a disposizione la sua casa di campagna a Lingfield. Anna Freud, figlia del noto psicoanalista e la sua collaboratrice Alice Goldberger accolgono i piccoli reduci, rimasti soli al mondo.
A ricostruire e raccontare la coraggiosa e commovente esperienza di Lingfield è ora Titti Marrone nel suo libro “Se solo il mio cuore fosse pietra” appena pubblicato da Feltrinelli.
I bimbi sono venticinque in tutto e sono denutriti o malati, ma soprattutto traumatizzati. Le due donne si impegnano al massimo per restituire loro un’infanzia e cercare di curare le ferite psichiche che si manifestano ovviamente, con comportamenti atipici di paura, spaesamento, diffidenza, ritardi cognitivi etc. Il piccolo Denny è ossessionato dalla morte anche e soprattutto quando dipinge e disegna, mentre Gaudi ha bisogno di nascondere piccole scorte di cibo per timore che prima o poi smettano di dargliene.
L’autrice racconta, seppur in modo romanzato, un pezzo di storia che ha visto impegnate Anna Freud e la sua collaboratrice nel tentativo di ricostruire la famiglia e il luogo di provenienza di tutti i loro piccoli ospiti.
Ciascuno di loro, arrivando a Lingfield portava con sé una storia diversa e un proprio personale inferno. Nel centro vennero pertanto messe in pratica le più recenti acquisizioni della psicologia infantile dell’epoca, nonché della pedagogia e dell’arte, nell’estremo tentativo di salvare la vita a bambini che avevano provato cosa significasse vivere nei lager. Le loro peripezie li avevano portati ad esperire anche orfanotrofi e conventi o nascondigli dove i genitori li avevano lasciati durante la guerra.
Titti Marrone ha dunque fatto un lavoro d’archivio, incrociando documenti, foto, diari e lettere per trasporre in un romanzo la coraggiosa e commovente esperienza di Lingfield. Per ogni bambino ha ricostruito, infatti, i ricordi dolorosi e il progressivo riappropriarsi della propria infanzia e della fiducia nel prossimo.
Tatiana e Andra Bucci raccontano ad esempio, accompagnando le scolaresche nei viaggi della Memoria ad Aushwitz, come dopo la liberazione dal campo di sterminio, nel gennaio 1945 furono portate in un orfanatrofio a Praga per poi approdare a Lingfield ”dove” spiegano “abbiamo ricominciato a vivere”. Anna Freud e Alice Goldberger sono riuscite nel loro caso a rintracciare la loro madre che era stata internata in un altro campo nazista e a fare in modo che ciò che restava di quella famiglia potesse riunirsi di nuovo.