Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il decreto che attiva il bonus psicologo, un contributo economico che servirà ad aiutare le persone a sostenere le spese per un percorso di terapia.
Finanziato dal Parlamento, con 20 milioni di euro per l’anno in corso, 10 milioni serviranno a pagare direttamente il contributo per i cittadini e altri 10 per potenziare le strutture sanitarie che forniscono sostegno psicologico.
I contributi verranno assegnati una sola volta per persona. L’importo del contributo raggiungerà fino a 600 euro per ogni cittadino che abbia un Isee fino a 50mila euro. Il valore sarà diviso in base a tre fasce di reddito ISEE (se inferiore a 15mila euro riceveranno 600 euro, tra 15 e 30mila euro riceverà 400 euro e tra 30 e 50 mila euro il contributo sarà di 200 euro).
Chi abbia la necessità di pagarsi le sedute di psicoterapia dovrà presentare domanda all’INPS nei termini che verranno indicati, non appena il decreto verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Lo si potrà poi utilizzare presso specialisti iscritti all’albo degli psicologi che abbiano comunicato l’adesione all’iniziativa al proprio ordine professionale. Accolta la domanda il richiedente riceverà un codice univoco da utilizzare entro 180 giorni, decorsi i quali, in caso di mancato utilizzo, la domanda verrà annullata.
E’ questo un primo piccolo passo per affrontare uno dei grandi temi di questi tempi. Dopo due anni di incertezze e restrizioni a causa della pandemia e della guerra, sono emersi infatti evidenti i danni causati dalla pressione psicologica. In particolare, per i giovani gli effetti sono amplificati: già pressati dalla precarietà in ambito lavorativo, si sono presentate per loro nuove cause destabilizzanti, nuovi allarmi generatori di ansia e di depressione.
Gli psicologi mettono in guardia: è importare ascoltare e riconoscere la loro sofferenza e non sottovalutarla. Già nel 2021 l’Unicef, nel suo rapporto annuale, parlava di un boom di disturbi psichici che in tutto il mondo riguarderebbero ormai 89 milioni di adolescenti, in proporzione di 1 su 7. I detonatori, di una situazione già precedentemente calda, sono stati la pandemia e il confinamento. Le conseguenze, come immaginabile, non si stanno arginando, al punto che oggi si parla di quinta ondata di Covid, intendendo proprio quella dei disturbi psichiatrici. I casi tra gli adolescenti, infatti, sono raddoppiati.
Da un recente sondaggio (condotto su un campione di 4935 soggetti di età compresa tra gli 8 e i 19 anni) dal titolo “La salute mentale dei ragazzi tra pandemia e guerra“- condotto dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo) in collaborazione con il portale Skuola.net- sono emersi dati ben poco rassicuranti.
Dalla ricerca emerge che l’emozione dominante di ragazze e ragazzi è la rabbia. 7 adolescenti su 10 si sentono arrabbiati (abbastanza il 36%, molto il 17%, moltissimo il 14%).
Il dato è ancora più preoccupante se considera che il 47% dei giovani intervistati (il 50% tra le ragazze tra i 17 e i 19 anni, il 38% tra i coetanei maschi) prova rabbia contro se stesso. Un sentimento che può declinarsi in autolesionismo (sempre più frequente), perdita di speranza e di voglia di stare al mondo, disinvestimento affettivo e distruzione. Fortunatamente il sondaggio però mette in luce anche un dato confortante, ovvero che i ragazzi -e soprattutto le ragazze- sono coscienti di avere bisogno di aiuto, dimostrando di avere ancora fiducia di poter trasformare il sentimento.
Anzi, un supporto è chiesto a gran voce: il 58% andrebbe subito dallo psicologo se potesse permetterselo o se le sedute fossero gratuite. Per le ragazze tra i 17 e i 19 il desiderio di ricorrere ad un aiuto sfiora quota 70%, mentre solo il 48% dei coetanei maschi si rivolgerebbe immediatamente a uno psicologo se gli venisse offerto. La fascia più giovane, quella dei 14-16 anni, conta tra chi sfrutterebbe la possibilità il 56% degli intervistati: tra questi sono il 60% delle ragazze a desiderare un sostegno con uno specialista.
In tema guerra il 68% degli intervistati ha dichiarato di essere molto o estremamente preoccupato e oltre otto su dieci hanno affermato che questo evento influisce negativamente sul tono dell’umore.