Site icon 5W Magazine

PRESENTE E PASSATO DELLA “CULLA PER LA VITA”

Il recente clamore mediatico innescato dall’abbandono di un neonato nella “Culla della vita” della Clinica Mangiagalli di Milano ha riacceso i riflettori su questa versione moderna della storica “ruota degli esposti”. Abbandonare i figli indesiderati era, nell’antichità, un uso alquanto diffuso. Gli ebrei, ad esempio permettevano l’abbandono o la vendita degli illegittimi. In Grecia ai tempi di Solone e Licurgo l’infanticidio e l’abbandono erano considerati legali. Presso i romani, al padre che non riconosceva il figlio come proprio sollevandolo da terra (da qui il termine “allevare”) era consentito portarlo alla columna lactaria esponendolo alla pietà di chi passava; sovente, a morire di fame o essere fatto schiavo. La condizione dei neonati abbandonati cambia con l’avvento del Cristianesimo; nel 315 l’imperatore Costantino sancì che una parte del fisco fosse utilizzata per il soccorso degli infanti rifiutati e per i figli delle famiglie povere. Nel tempo nasceva quella che sarebbe diventata la Ruota degli Esposti, spesso vicino alle parrocchie e ai conventi, dove abbandonare il neonato indesiderato senza essere visti dall’interno della struttura d’accoglienza.

La “ruota” oggi

La “ruota” è spesso l’unica modalità concessa alle madri per lasciare in modo sicuro e segreto il loro bambino, affidandolo alle cure di altri. Ad esempio, in India e Pakistan lo scopo delle “ruote” è principalmente quello di fornire un’alternativa all’infanticidio femminile, che si verifica a causa di fattori socioeconomici, tra cui l’alto costo della dote che i genitori devono sostenere per il matrimonio della figlia. La reintroduzione delle “ruote” è avvenuta dal 1952, e dal 2000 è presente in molti paesi, in particolare in Germania dove ci sono circa 100 sportelli, e in Pakistan, oltre 300. In Sudafrica la prima ruota è stata installata nel luglio 1999 a Johannesburg.

Poche persone però conoscono il diritto a servirsene e quasi nessuna vi ricorre; piuttosto abortisco, o lo butto in un cassonetto o per strada è la decisione più frequente.

La “ruota” oggi in Italia

Affidare il bambino alla ruota, nel più completo anonimato, non è così frequente, da noi gli ultimi casi risalgono al 2012 e al 2007. In Italia circa 1 bambino su 1.000 non viene riconosciuto dopo il parto. Il 37,5% delle donne che non lo riconosce è composto da italiane e nel 48,2% dei casi hanno un’età compresa tra i 18 e i 30 anni. A segnalarlo è un’indagine conoscitiva condotta dalla Società italiana di neonatologia (Sin) sulla realtà dell’abbandono neonatale, alla quale hanno partecipato 70 punti nascita. In assenza di dati ufficiali, sarebbero figli di italiane il 73% dei bimbi abbandonati, il 27% di donne migranti; il 6% quelli partoriti da minorenni. Le ruote degli esposti, le “culle per la vita” oggi tecnologicamente e in condizioni sanitarie avanzate. Queste strutture destinate all’accoglienza dei neonati rifiutati – 57, secondo il sito culleperlavita.it – sono presenti nelle città di quasi tutte le regioni italiane. Secondo l’associazione Amici dei Bambini il fenomeno dell’abbandono neonatale si può contrastare con più informazione su parto in anonimato, sugli anticoncezionali, sulle interruzioni volontarie di gravidanza. E, ovviamente, aumentando il numero di “culle per la vita”.

Exit mobile version