“Ne uccide più la lingua che la spada”, ammonisce il Libro del Siracide (28,18), scritto attorno al 180 a.C. Questo un tempo. Stando alle cronache recenti che ci vengono dagli Stati Uniti, dove qualunque argomento è oggetto di statistica, si potrebbe dire che adesso, in quel Paese, è il grilletto a uccidere di più. Esempio: un fatto di sangue riportato dai nostri media il 22 giugno titola: «Choc in Usa. A sette anni spara e uccide il fratello di 5». E appena 24 ore dopo: «In Ohio un bambino di 2 anni ha accidentalmente sparato alla schiena della madre, incinta di otto mesi. La giovane donna è morta in ospedale e il bambino che portava in grembo non ha potuto essere salvato». L’arma da fuoco omicida? Una pistola.
Le statistiche ci dicono che negli Stati Uniti le armi da fuoco sono diventate la prima causa di morte di bambini e adolescenti: su 45mila decessi all’anno dovuti alle armi, più di 4mila riguarderebbero la fascia d’età tra gli 0 e i 19 anni; numero che include anche suicidi e incidenti, ma gli omicidi costituirebbero ormai la maggioranza. Ci dicono anche che le vendite di armi sono in continuo aumento: negli Usa, in generale, chi ha compiuto 18 anni può acquistare un fucile e chi ne ha compiuti 21 una pistola.
Le armi possono essere acquistate da privati cittadini nelle armerie, in alcune aree di grandi supermercati (di solito nel reparto “sport”), ordinandole online e in alcune fiere settimanali organizzate in tutto il Paese. I “controlli preventivi” (backgounds checks) vengono fatti solo in caso di acquisto in armeria. I documenti vengono valutati dal FBI, che ha 3 giorni per effettuare controlli incrociati e dare risposta. Secondo dati ufficiali, nel 2021 ne sono stati effettuati oltre 3,5 milioni, ma che solo all’1 per cento degli acquirenti viene negato l’acquisto. Statisticamente, si stima che i 331,9 milioni di statunitensi (dato 2021) possiedano 393 milioni di armi da fuoco e che dal 35% al 42% delle famiglie del Paese abbiano in casa almeno una pistola. Con 120,5 pistole ogni 100 persone gli Stati Uniti detengono così il record mondiale di armi pro capite.
Negli Usa le norme che disciplinano il porto d’armi sono federali e possono variare di Stato in Stato. Dispositivi di legge che regolano la materia non mancano. Una sommaria cronologia: il National Firearms Act risale al 1934. È del 1968 l’Omnibus Crime Control and Safe Streets Act. Del 2008 è la pronuncia della Corte suprema che stabilisce il diritto per gli americani di possedere armi, diritto garantito a livello federale dal secondo emendamento della costituzione, consacrante il diritto individuale di detenere e portare armi, indipendentemente dal servizio militare(1).
Il recente (2022) Bipartisan Safer Communities Act espande i controlli sui precedenti penali per gli acquirenti sotto i 21 anni, allarga la fascia dei venditori obbligati ad avere un FFL (Federal Firearms License), finanzia programmi di intervento di crisi statale e criminalizza ulteriormente il traffico di armi.
Nel mese di marzo 2023, con una manovra dal sapore elettorale, in California il presidente Usa Joe Biden ha lanciato una stretta sulla vendita delle armi firmando un ordine esecutivo in cui inasprisce i controlli sugli acquisti, con l’obiettivo di ridurre la violenza. Negli Usa i problemi legati all’acquisto e vendita di armi da fuoco a civili sono strutturali; la politica americana appare incapace di controllare efficacemente il fenomeno. Le ragioni dell’impedimento sono principalmente due: da una parte resistenze culturali, come il citato secondo emendamento della Costituzione, la mitologia della “frontiera” (pistole Colt e carabine Winchester le sue icone); dall’altra l’influenza delle associazioni pro-guns, le potenti lobby delle armi, gruppi di pressione che ricevono soldi dalla industria delle armi. (2). La National Rifle Association, per dire, la più influenzante del Paese, conta svariati milioni di iscritti e dispone di un budget annuale attorno ai 250 milioni di dollari.
Di fatto, però, negli Usa l’ostacolo maggiore a una soluzione politica del problema delle armi da fuoco è da sempre il mercato interno, il cui giro d’affari annuo è stimato essere di 240 miliardi di dollari. Al quale si deve aggiungere il consistente export, in America latina e non solo lì. Un altro dato significativo riguarda il mercato delle munizioni, che continua anch’esso a crescere, forse più di quello delle armi. Nel primo trimestre 2022 il business di proiettili e pallottole valeva 114,92 milioni di dollari, +23,03% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questo significa che negli Stati Unti le armi non solo si acquistano. Ma si usano sempre di più. Che qualcuno oltreoceano prima o poi prema un grilletto sarà – prevedibilmente – ancora più facile.
- “A well-regulated militia being necessary to security of a free State, the right of the people to keep and bear arms shall not be infringed”. (Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, non si potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi) – Costituzione degli Usa, 1787.
2. Associazioni che superano il milione di dollari dichiarati (Federal Regulation of Lobbying Act):National Shooting Sport Foundation $ 4.860.000; Gun Owners of America $ 3.298.803; NRA National Rifle Assn $ 2.630.000; National Assn for Gun Rights $1.418.644 (Fonte: Gun Right Lobbying, 2022).