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Seguimi è un invito. Viene da molto lontano: autori, aedi, cantastorie, mitologi, imbonitori, commercianti, pifferai magici, narratori, il “talismano della felicità”, l’“elisir di lunga vita”, filosofi, statisti, politici, intellettuali, scienziati… Possiamo dire che, dalla selce al silicio, “seguimi” ha camminato di pari passo con la storia dell’uomo. Un modo di guadagnarne il consenso.

Qualche esempio a caso, in tempi non distanti da noi. Nei regimi totalitari, il Ministero per la Stampa e la propaganda del conte Ciano (1936), il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda di Joseph Goebbels (1933); nelle democrazie consumistiche gli Opinion maker (Katz, Lagerfield 1955), i Persuasori occulti di Vance Packard (1958), il marketing applicato alla politica

(Berlusconi 1994), il grillesco “uno vale uno” (2013) e via enumerando, complici i mezzi di informazione di massa: tv in primis. Negli ultimi tempi, il web ha scavalcato la primazia sociale sulla televisione. Con questa egemonia hanno ottenuto visibilità prestigio e soldi gli influencer (maschile sovraesteso); non solo, questi personaggi hanno guadagnato un capitale sempre crescente di «credulità collettiva». Non ce ne siamo accorti, ma siamo passati dal verba volant dei padri latini alla Imagologia di Milan Kundera. E non è finita: adesso aspettiamo i ‘seguimi’ dell’Intelligenza Artificiale e dei suoi avatar. Nel mercato dei consumi. E non solo in quello, temo.

Di questi tempi, tutto diventa mito “alla velocità della luce”. I social, però, hanno impoverito lingua e ragionamento; ormai, alla maggioranza degli utenti di queste piazze tecnologiche, di questi ‘appuntamenti’ polarizzanti i social inibiscono capacità critica. In questo panorama, i più accreditati influencer – gli “orientatori di scelte”, questo è il loro ruolo nel social networking – hanno superato la fase commerciale e non pochi di loro si sono trasformati in guru. In quanto tali, attraverso gli schermi tv provvedono a dispensare generosamente il loro personale ‘verbo’ sull’intero scibile umano, etica e politica incluse. I follower, ovvero il popolo dei webeti (© Mentana) e la gente che si lascia influenzare da un video “consentono”; li seguono. Senza farsi domande. Come i protagonisti della favola dei Grimm col pifferaio di Hamelin. La fine è nota.

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