Presentazione di Vite d’insieme, di Emanuele Prisciandaro, poeta e performer di poesia visiva (Aletti Editore)
In Vite d’insieme, l’autore continua la linea iniziata con Linearità sghembe (diventato spettacolo, compact disc…), superpremiato (vedi Targa Gabriele Galloni al premio Antica Pyrgos).
Emanuele Prisciandaro dichiara subito il suo essere un poeta del “privato” e un dicitore del “pubblico”.
“Vita debitrice./ Al raddoppio. Per/ non esserne mai in debito./ Di fiato./ Aggrapparsi così ardentemente/ da svanire come cenere/ nel folle rimedio/ di un finto primo pasto./ Senza mai togliere quel traguardo./ Non sopportare mai a sufficienza./ La lontana dolcezza/ di ogni parola,/ gemito o sussurro/ al di là del via.”
Sempre in bilico tra esplicitare e tacitare, tra l’urlo e la sordina, Prisciandaro gioca con le “parole”, ma anche con “se stesso” e lo fa con una enorme sensibilità poetica dimostrando una conoscenza profonda della poesia del passato, sia quella “lirica” che quella “sperimentale”. Un ruolo importante in tutto questo lo gioca la musica (sia essa “musicalità del verso”, ma anche la “musica tout-court”, dalla classica al rock, dal jazz alla sperimentale).
Emanuele Prisciandaro cambia con facilità il ruolo: è infatti “fine dicitore” oppure “quasi profeta”, e ancora “sciamano metropolitano” e il tutto con una purezza e una genuinità che incantano. Vedere: Consonanze: “L’artista,/ un’altra anomalia occulta/ tra realtà e recita./ Un miraggio la Chimera./ Si palesa nel prodigio/ di un viaggio/ della mente. Come/ un rimedio ambivalente/ all’inesorabile presente./ Come scegli di essere l’artista?/ Un solista brama,/ brama in sé la consonanza/ dell’esistenza./ Sceglie di coesistere.”
È l’autore, il poeta, il facitor di versi, che sceglie di “coesistere”, cioè “esistere insieme”. Infatti Alessandro Quasimodo nella prefazione dice: “Il titolo della raccolta mette in primo piano il rapporto con gli altri. In una società individualista, in cui, sovente, non si considera importante la collaborazione, ma solo il risultato personale, è interessante riscoprire che cosa significa ascoltare, sentirsi parte di un tutto, senza però annullarsi, potenziando il singolo contributo”: “Che dire ognuno la sua./ Originale/ o camuffata./ Radiosa,/ un po’ distorta, del tutto opaca./ La mia storia?/ È la tua stessa vita,/ mescolata con tante altre/ Quale scegliere?/ Tutte.”
Ebbene Emanuele Prisciandaro ha intrapreso una strada che se riuscirà a percorrere fino in fondo, gli permetterà una “autorialità autentica” nel marasma della vita e delle parole, e ditemi se è poco.