GIOVANI E FAKE NEWS

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Diciamolo subito: la prima barriera è linguistica. Perché fake-news? L’italiano “bufala” non va bene? Forse perché si pensa che è in concorrenza coi caci? Ma non allarghiamo troppo il discorso. Fermiamoci alla notizia legata alle fake-news, le notizie false. E al loro difficile riconoscimento. Da parte di tutti, ma ancor più dai giovani che hanno maggiore dimestichezza, rispetto agli anziani, con la evoluzione digitale di cui sono figli.

La notizia – allarmante – è questa: in Italia, il 33% dei giovani non è in grado di riconoscere se un’informazione disponibile online sia affidabile o no. Questo dato emerge dal report “Disinformazione a Scuola” condotto dal gruppo di ricerca dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. La ricerca rileva la crescente difficoltà dei giovani nel navigare attraverso l’informazione digitale, ponendo un focus sulla loro capacità di riconoscere la veridicità delle notizie.

I dati mostrano come i giovani siano carenti nella corretta identificazione di notizie affidabili (32,8% per il tema ambiente e 36,9% per il tema salute). Allo stesso modo, hanno evidenziato difficoltà nell’individuare notizie non affidabili (41,3% per il tema ambiente e 35,2% per il tema salute). La lotta contro la disinformazione, si desume dallo studio, passerebbe attraverso anche attraverso una maggiore alfabetizzazione digitale.

Su quest’ultimo punto ci sia consentito nutrire qualche dubbio. A nostro avviso non è tra i ‘compiti’ del mondo digitale (semmai, esso può diventare un corredo a sostegno) quello di fornire capacità critica alle persone, nel nostro caso ai giovani. Ciò è da sempre un compito istituzionale di famiglia, scuola, ambiente, mass media e via elencando: attori relazionali cui nel passato recente era attribuita capacità di fornire un imprinting utile per difendersi da menzogne e disinformazione.

Che il problema delle fake news sia di grande portata e non soltanto giovanile lo testimonia un esempio riportato dal Parlamento europeo: «È significativo che, su dieci notizie condivise sui social media, sei non vengano neanche lette dall’utente prima di essere condivise. L’85% circa degli europei ritiene che le fake news siano un problema nel loro paese e l’83 % crede che costituiscano un problema per la democrazia in generale» (febbraio 2019).

Per difendersi da questa minaccia l’organismo supernazionale indica una ricetta: controllare il contenuto, l’organo di stampa, l’autore, le fonti, le immagini; riflettere prima di condividere; mettere in dubbio i propri preconcetti; iniziare, anche individualmente, a sfatare i falsi miti.

«Vaste programme», avrebbe commentato un convinto europeista, il generale De Gaulle.

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